«Facciamo un gioco schifoso!»
Michele sputò nel sacchetto vuoto delle merendine, poi Mattia e Santina lo
imitarono. Piero contribuì con dei capelli, Michael con una caccola.
Nascosero Schifidus, così l’avevano battezzato, nell’armadio
dell’aula.
Giorno dopo giorno aggiungevano qualcosa, accudendo quel miscuglio viscido
con dedizione. Marco mise un’unghia, Sabri del cerume, Giuseppe una crosta
scura e sanguinolenta. Marina si superò, partecipando con un dentino da
latte.
Al suono della campanella di fine anno, l’armadio della 3^B esplose.
La maestra svenne.
Schifidus avanzò nell’aula, ciondolando.
I bambini gli corsero incontro, ridendo.
Poi l’abbraccio.
Le vacanze estive parevano un’illusione, pozzanghere tremolanti sull’asfalto
bollente.