Il cadavere di Caterina rimase appeso a quel ramo per giorni, bersaglio delle donne e monito per noi bambine. Il ricordo dell’impiccagione ci avrebbe perseguitato per sempre.
In piedi, a testa bassa, i vestiti laceri e lividi su
tutto il corpo, attendeva la fine – e tutti noi con lei, tremando sotto il
braccio delle nostre madri.
All’improvviso, ridestata, alzò il suo sguardo nero, doloroso e, puntando il
dito al vuoto, urlò: «Tu!», squarciando di terrore l’intero paese.
Un mattino quel sacco putrefatto – mangime per gli uccelli – sparì, e assieme a esso tutti i nostri uomini. Uno alla volta.