Mi fermai davanti
alla porta, alla fine del corridoio. Lo zombi avanzava fissandomi con quel
che rimaneva delle sue orbite divorate dai vermi.
Aprii.
Fui investito dal buio della stanza, rincorso dall’odore di carne putrida
dietro di me.
Infilai la mano sudata nella tasca dei pantaloni per cercare l’accendino. Lo
trovai, e con esso la luce. Riconobbi una macchia di sangue coagulato sul
quale le suole delle mie scarpe si erano incollate. Un movimento dietro la
tenda, un altro cadavere con il cranio sfondato, mi guardava affamato, si
avvicinò.
Fuggire.
La porta si chiuse... alle mie spalle.