Lucio non ricorda
nulla della fine della guerra, o della morte della mamma.
L’ultima cosa che ricorda è la fame, e il mattino in cui i crampi finirono.
Oggi Lucio è il bambino più veloce del paese. Quando
corre per le strade sembra spazzarle come lo scirocco.
Rientra che ormai è sera, si sfila le scarpe con un calcio e si getta sulla
brandina.
Papà sta lavorando a un pastorello, chino sul banco con la lampada accesa. I
suoi occhiali riflettono delle strisce di luce sul soffitto.
Sono sempre soli, Lucio papà e la lampada.
- Chiudi tutto.
Lucio si alza e guarda fuori. Per le strade di Lecce non c’è più nessuno.
Rovescia il cartellino APERTO e torna dentro; le statue nella stanza si
confondono nell’oscurità, perdendo di volume.
Da un paio di anni anche papà ha smesso di mangiare e non dorme quasi più.
La notte lavora su un prezioso cumulo di cartapesta che all’alba ripone
sotto il letto. Lucio lo osserva con gli occhi socchiusi mentre piega il fil
di ferro e dà forma alla paglia.
- Alzati piccolo, dobbiamo aprire. Domani è pure il tuo
compleanno!
Papà è considerato un’artista più che un artigiano, ma nella bottega non
entra più nessuno. Lui dice che sono “i tempi”.
Quella sera, come ogni vigilia di compleanno, suo padre
gli accarezza i capelli, poi gli stringe la nuca finché non giunge uno
strappo secco e Lucio cade addormentato.
Allora papà gli sfila i pantaloni e le calze. E poi ancora, come fossero un
altro paio di calzini, i piedi, mentre per la stanza si spandono fruscii di
carta stropicciata.
Gli tira su la pelle fino al ginocchio, rimboccandola come fosse l’orlo dei
calzoni, poi comincia ad allungargli le gambe rimpolpandole, di tanto in
tanto, con della nuova paglia.
Raddrizza i fili che s’intersecano nelle ginocchia e passa a sistemargli il
resto del corpo.
- Auguri!
Papà lo tira su dal letto che ancora dorme, e Lucio si risveglia volando
sulle sue braccia.
- Vai, hai la giornata libera. Ma ricorda: questa sera è speciale.
Il piccolo s’infila le scarpe e si lancia fuori gridando; si allontana dal
centro lungo le vie di terra battuta.
Passa il pomeriggio nel mercato delle cianfrusaglie, e quando rientra nel
laboratorio vede gli occhi di papà brillare come spiccioli al sole.
Si avvicina al tavolo su cui sono sparsi piccoli regali,
mentre papà apre la porta del bagno.
Il piccolo lancia frasi di meraviglia studiando i gingilli, poi una mano
candida si posa sulla sua spalla, leggera come un fiocco di neve.
Il bimbo indietreggia, ma l’immensa dolcezza di quel viso gli fa capire
tutto.
- Mamma! - urla lanciandosi su di lei.
Le labbra color ciliegia della mamma si torcono improvvisamente.
La testa di Lucio spunta fuori dalla sua schiena,
contornata da un collare vittoriano di cartapesta e paglia.
Alcuni ferri gli hanno forato il collo: muove i piedi disperato, mentre la
mamma indietreggia tentando di mantenere l’equilibrio.
- Dio! - urla il babbo. - Non vi preoccupate. Rimetto tutto a posto, amori
miei, ve lo prometto. Con la cartapesta si può rimediare.