Erano le 6,20. La ragazza uscì di casa, puntuale come ogni mattina, e con
la consueta perizia chiuse a chiave la porta prima di allontanarsi.
Poco trucco sul viso, gli occhi assonnati di chi non aveva dormito molto, la
notte precedente.
Si recava verso la fermata dell'autobus. La solita routine quotidiana. Ma a
quell'ora c'era buio e lei, sola, trasaliva ad ogni ombra intravista.
All'orizzonte, nessuno. Nessun rumore, se non quello dei suoi passi svelti.
Poi la ragazza prese il lettore mp3 dalla borsa e si mise gli auricolari. La
musica metal l'accompagnava in ogni suo viaggio. La isolava dal resto del
mondo e non le faceva pensare a tutte le brutte cose che ogni ragazza
indifesa pensa, da sola, al buio.
Un'altra ombra. Stavolta, la ragazza si voltò. Alle sue spalle, ancora una
volta, nessuno. "Sono paranoica!", pensò.
Dopo qualche minuto, la musica si fermò. "Maledizione, le batterie sono
scariche..."
Libera da quel frastuono, che lei amava tanto, sentì un rumore. Dei passi
dietro di lei. Passi lenti, strascicati, di qualcuno che la seguiva
placidamente lungo la strada deserta. La ragazza era spaventata, cominciò a
respirare affannosamente. Voleva voltarsi, ma era terrorizzata da quello che
avrebbe visto.
Finalmente, qualcun'altro passò. Dall'altra parte della strada, un ragazzo
camminava a testa bassa con un largo cappuccio a coprirgli il capo. La
ragazza guardò di nuovo alle proprie spalle. Stavolta lo vide. L'uomo si era
nascosto, ma lei l'aveva visto muoversi. Ora era certa che fosse lì.
In preda al panico, la ragazza fece per attraversare la strada, ma non ebbe
nemmeno il tempo di arrivare sul ciglio del marciapiede che una mano
l'afferrò alle spalle. Tentò di urlare, ma qualcosa le copriva la bocca.
Un forte strattone, la ragazza venne tirata indietro da quella mano. Si
trovò faccia a faccia con l'uomo, che ora le teneva un coltello all'altezza
della gola. La guardava con occhi avidi, la scrutava, mentre gli occhi di
lei, colmi di lacrime, roteavano frenetici da una parte all'altra della
strada in cerca di aiuto. Ma nessuno notò quel che stava accadendo.
L'uomo le tolse, lentamente, la mano dalla bocca, ma ancora la minacciava
col coltello. Le fece segno stare zitta, portandole il dito indice alle
labbra e dicendo - shhh!. La ragazza era immobile, come pietrificata.
Guardava quel coltello scintillante muoversi su di lei, sulla pelle del suo
viso, quasi a cercare il punto migliore in cui incidere... poi l'uomo, col
coltello, le scostò i capelli dalla fronte. In quel momento, la sua mano
stava esattamente davanti alla bocca di lei. Un lampo, la ragazza non ci
pensò due volte: lo morse con tutta la forza di cui era capace. Non mollò la
presa nemmeno quando sentì il sapore del sangue. Il coltello cadde dalla
mano dolorante dell'uomo. La ragazza, finalmente libera, scappò via. Si mise
a correre più veloce che poteva, ma l'uomo era più veloce di lei. L'aveva
quasi raggiunta...
Le afferrò i vestiti tirandola a sé. La ragazza perse l'equilibrio e cadde a
terra. Accanto a lei una pietra. La prese, sperando che l'uomo non l'avesse
vista. Si girò e lo colpì alla testa. L'uomo urlò. Sanguinava.
Accecato dalla rabbia, lasciò andare il coltello, che aveva recuperato prima
di rincorrerla, e infierì sulla ragazza a mani nude. - Puttana! - le disse
con veemenza mentre premeva sul suo piccolo collo. Con una sola mano, ma
bastava.
Lei tentò invano di liberarsi da quella morsa. Sempre più debole, non aveva
quasi la forza di muoversi, non riusciva a ribellarsi. Stava soffocando,
sentiva un bisogno crescente d'aria che non poteva essere soddisfatto.
La ragazza chiuse gli occhi, abbandonandosi al suo destino. Sembrava aver
perso i sensi.
L'uomo prese nuovamente il coltello. Un lungo taglio sugli indumenti di lei,
la lama che penetrava la carne, una fitta lancinante all'addome. La ragazza
emise un flebile suono a metà tra la sorpresa e il dolore.
Un sussulto. Riaprì gli occhi di scatto.
Pochi istanti dopo la sveglia dichiarò che erano le 5,30. La ragazza la
spense, e pigramente si alzò dal letto. Aveva meno di un'ora per prepararsi,
poi, alle 6,20, come ogni mattina, sarebbe andata a prendere l'autobus. Al
buio. Da sola.
O no?