Che è stato questo botto? C’è qualcuno sulla porta? Non vedo bene. È vestito di bianco. Mi sta guardando? Controlla se sono sveglio? Devo far finta di dormire. È buio, non vede se ho gli occhi aperti. Devo mantenere il respiro da sonno. Non devo accelerarlo. Devo stare calmo. Se ne va, crede che stia ancora dormendo... Ma che ho visto? Era davvero qualcuno? È cascato qualcosa: le finestre sono aperte e il vento ha fatto cadere qualcosa. Ero mezzo addormentato e me lo sono sognato. Non sento altri rumori. Dai, mi sono sbagliato, gli occhi non erano ancora abituati al buio, era solo una macchia sulla retina. Mi rimetto a dormire. Non c’è nessuno e poi anche se ci fosse qualcuno se rimango qui se ne andrà senza mi succeda niente... Sì dormo.
Pare facile! Senti il cuore come batte. Senti la vena del
collo: ora esplode. Va beh, controllo. Mi serve un’arma, nel cassetto
dovrebbe esserci il coltello da sub. Rapido e al buio. Eccolo. Ora accendo
la luce. Il corridoio è ok. Ecco lì un quaderno a terra, è quello che è
caduto. Pure in cucina non c’è niente. Per sicurezza andiamo a mettere il
paletto alla porta. Fatto. Posso tornare a dormire.
Oddio. Un altro rumore. Questa volta l’ho sentito bene, era come una
martellata, veniva dal bagnetto dello studio. Ora che faccio? Vado a vedere?
Vado.
«Tranquillo Roberto, sono dieci anni che faccio questo mestiere, lo so come si monta uno scaldabagno, non mi serve aiuto, piuttosto passami quel cacciavite che devo stringere questa vite. Aaah.»
Glielo ho già detto non è uno scherzo! Era lì, lo scaldabagno gli è crollato in testa e sono venuto a telefonarvi. Quando sono tornato era tutto a posto: lo scaldabagno sul muro e il corpo non c’era più.
30 anni e vivo a Roma.