Tintinnio
di campanelle.
Il soffio del vento attraverso le finestre dai vetri infranti che vibrano i loro ultimi
lamenti, le mura sbrecciate che si sgretolano in una muta agonia.
Il respiro dei suoi compagni, i gemiti sommessi, gli starnuti, i lamenti dei giovani, i
sibili ammonitori che intimidiscono al silenzio, il frusciare degli stracci, il sordo
rimbombo di decine di cuori dentro i petti tremanti, il ritmico battere dei denti.
Il denso, soffocante, insopportabile, suono delloscurità che cinge tutti loro, che
modellandosi suoi loro corpi emaciati, vibrando con la loro paura, tremando del loro
freddo, si nutre anche del più flebile dei rumori che osi infrangere il silenzio imposto
dalle campanelle tintinnanti.
Il vento risuona delle campanelle. Le campanelle battono i rintocchi della loro agonia.
Alleate del buio che li ha resi ciechi per sempre, le campanelle echeggiano alle
vibrazioni delle loro stesse esistenze.
Mortale melodia che si trascina su una terra buia e desolata sulle ali di un vento
sibilante che è loro schiavo, le sente avvicinarsi attraverso la piana silenziosa su cui
solo quelle mura si ergono a rifugio del loro piccolo gruppo.
Ma un rifugio in cui si possa essere uditi non è un rifugio sicuro.
Alle prime avvisaglie del ferale scampanellio un silenzio teso cala su tutti i suoi
compagni. Un silenzio colmo del rumore della loro stessa presenza. Sono in troppi, i loro
respiri combinati una cacofonia che le campanelle possono cogliere e distinguere
luno dallaltro.
Le finestre sbattono con violenza.
Il vento tace.
Le campanelle tintinnano affamate, in attesa di un suono che permetta loro di individuare
la preda.
Un gemito umano vicino a lei.
Il trillo acuto della loro fame.
I suoni della morte che la sfiorano.
La vita che batte nel suo petto non le è mai parsa così rumorosa.