Una scura
sagoma si stagliava alta e contorta sulla collina, illuminata solo dalla pallida luce
della luna piena che tagliava in due le scure nubi della notte: Villa Atansa.
Ormai abbandonata da anni era il luogo ideale per quel genere di prove, i suoi proprietari
si diceva fossero stati catturati dal diavolo in persona, così come ogni ragazzo che
cercasse di entrarvi, trascinato con urla disumane negli Inferi.
Marco entrò, lui non credeva a certe storielle.
Le vetrate erano sporche e una luce distorta e fioca illuminava le tenebre di quel luogo,
sembrava tutto più spettrale.
Uno scricchiolio arrivò dal soffitto, o forse dal muro. Marco decise di spostarsi, uno
strano fremito gli percorreva la schiena e gli sembrava di vedere unombra indefinita
tra le ragnatele che lo seguiva.
Il buio crea brutte illusioni pensò.
Salì al secondo piano, ripetendosi che avrebbe dovuto passare solo una notte lì dentro
per dimostrare agli amici di essere il più coraggioso.
Un fievole chiarore lo attirava verso una porta semiaperta. Spinse il battente ed entrò,
uno strano fruscio lo accompagnò, quasi un sospiro. Sembrava provenire dal muro, ma non
poteva essere.
I muri non respirano si disse.
La stanza era piena di oggetti impolverati e strane pozze rosse. Uno specchio, alto e
intarsiato, rifletteva lazzurra luce della luna sulla sua limpida superficie e un
armadio dalle ante pendenti cigolava di rumori sinistri.
Marco si avviò a cauti passi verso larmadio, il cuore che rimbombava di
unincomprensibile paura.
Un altro brivido sul collo.
Si girò. Nulla alle sue spalle, sembrava essere la gelida brezza del vento, ma le
finestre erano tutte chiuse.
Passò dinanzi allo specchio e guardò la propria immagine riflessa. Due strani occhi
gialli ricambiarono lo sguardo, ben illuminati dalla luna.
Lennesimo urlo si perse nella notte.