Il varco degli Inferi

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Una scura sagoma si stagliava alta e contorta sulla collina, illuminata solo dalla pallida luce della luna piena che tagliava in due le scure nubi della notte: Villa Atansa.
Ormai abbandonata da anni era il luogo ideale per quel genere di prove, i suoi proprietari si diceva fossero stati catturati dal diavolo in persona, così come ogni ragazzo che cercasse di entrarvi, trascinato con urla disumane negli Inferi.
Marco entrò, lui non credeva a certe storielle.
Le vetrate erano sporche e una luce distorta e fioca illuminava le tenebre di quel luogo, sembrava tutto più spettrale.
Uno scricchiolio arrivò dal soffitto, o forse dal muro. Marco decise di spostarsi, uno strano fremito gli percorreva la schiena e gli sembrava di vedere un’ombra indefinita tra le ragnatele che lo seguiva.
Il buio crea brutte illusioni pensò.
Salì al secondo piano, ripetendosi che avrebbe dovuto passare solo una notte lì dentro per dimostrare agli amici di essere il più coraggioso.

Un fievole chiarore lo attirava verso una porta semiaperta. Spinse il battente ed entrò, uno strano fruscio lo accompagnò, quasi un sospiro. Sembrava provenire dal muro, ma non poteva essere.
I muri non respirano si disse.
La stanza era piena di oggetti impolverati e strane pozze rosse. Uno specchio, alto e intarsiato, rifletteva l’azzurra luce della luna sulla sua limpida superficie e un armadio dalle ante pendenti cigolava di rumori sinistri.
Marco si avviò a cauti passi verso l’armadio, il cuore che rimbombava di un’incomprensibile paura.
Un altro brivido sul collo.
Si girò. Nulla alle sue spalle, sembrava essere la gelida brezza del vento, ma le finestre erano tutte chiuse.
Passò dinanzi allo specchio e guardò la propria immagine riflessa. Due strani occhi gialli ricambiarono lo sguardo, ben illuminati dalla luna.
L’ennesimo urlo si perse nella notte.

Danilo Angelo