Marco ne
era sicuro.
Di notte, nel buio della propria stanza, qualcuno o qualcosa si muoveva.
All'inizio sentiva solo degli strani rumori, che provenivano dall'armadio.
Aveva acceso subito la piccola lampada sul comodino, ma non c'era nulla!
Però la porta dell'armadio era socchiusa. Si era scordato di chiuderla?
La notti successive i rumori erano cambiati e non erano i soliti scricchiolii di
assestamento del pavimento; piuttosto era come se ci fosse qualcun altro nella sua camera,
qualcuno che cercava di avvicinarsi al suo letto cercando di non fare rumore.
Aveva acceso di nuovo la luce e vide che l'armadio era chiaramente aperto: a circa un
metro da esso c'era, in terra, un suo vecchio pupazzo, quello che raffigurava un clown.
Era disteso in avanti, come se stesse strisciando verso di lui per venire a prenderlo.
Lo aveva sempre odiato quello stupido pupazzo, con le sue orribili braghe a strisce
bianche e rosse.
Per non parlare dell'insopportabile ghigno stampato in faccia, che sembrava deriderlo in
ogni momento.
Era per questo che lo aveva messo nell'armadio, assieme ai vecchi giochi che ormai non
usava più.
Per il resto della nottata aveva lasciato la piccola luce della lampada del comodino
accesa, non aveva chiuso occhio ma il clown non si era più mosso.
Così aveva deciso di dormire sempre con la luce accesa, cercando di non farsi scoprire
dai suoi genitori che, sicuramente, non avrebbero acconsentito.
Aveva preso in prestito anche la torcia elettrica di suo padre, tanto per stare
tranquillo.
Ma questa notte c'è un forte temporale e la luce manca già da un bel po'.
Le batterie della torcia si stanno scaricando e il buio sembra sempre più vicino.
Marco lo sa, lo sa che il clown è lì, nell'armadio e quando ci sarà la completa
oscurità lui verrà a prenderlo...