Da un po di tempo aveva preso quello stramaledetto vizio di fare zapping alla tivù. Anche quando faceva altro. Quel pomeriggio Martino stava telefonando al padre, che stranamente non rispondeva. Erano già le sei passate e lui finiva il turno alle cinque. E non era ancora rincasato. Non era da lui fare tardi senza avvisare, soprattutto da quando la mamma se nera andata, lasciandolo da solo con un figlio di 13 anni. Il suono del telefono libero che riecheggiava nellorecchio sinistro si abbassò di colpo quando alla tivù comparve il canale News 24 ore, quello che trasmetteva solo le notizie della città. Ultimora 17.15: investito vigile in via dei Platani, era scritto in alto. Cornetta e telecomando gli caddero assieme. Martino impietrì: quel ritardo, via Platani che era lì dietro e suo papà, che faceva il vigile. Corse in strada, balzò in sella alla bici e si mise a pedalare. Svoltò a destra due volte. Inchiodò di colpo dietro langolo: un nastro bianco e rosso impediva di andare oltre.
In piedi cera un vigile che, quando lo vide arrivare così lanciato, gli parò di fronte la mano destra: Dove vai, ragazzo?. Martino nemmeno capì: si fissò a osservare quel guanto bianco, sporco di rosso. Era sangue. Quello di suo padre. Quel vigile laveva soccorso. Lo fissò negli occhi: rossi anche loro. Ragazzo, di qui non si passa. Quasi ipnotizzato tornò a casa. Ci è appena giunta la foto del vigile investito poco fa, disse la giornalista in tv. Martino rabbrividì, ma quando vide quel viso iniziò a tremare: era lui. Era proprio quellagente che gli aveva impedito di passare. Lo squillo del telefono fu come una scossa. Alzò la cornetta e restò zitto. Martino, sono papà. Scusa il ritardo, ma un collega ha avuto un grave incidente... Martino, mi senti?.
Nato nel 1979 a Vaprio dAdda (Milano), vive da sempre a Pontirolo Nuovo (Bergamo). Diplomato al liceo classico, dal 2003 è redattore del quotidiano LEco di Bergamo, dove si occupa di cronaca nera. È giornalista professionista dal settembre 2005.