Fa' il bravo!

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

«Luca, non gettare la carta a terra!» disse la madre, smettendo per un attimo di parlare con l’amica. L’imperativo lo fece sobbalzare, distraendolo dal gelato e dalla coppia di colombi che si contendevano un pezzo di pane.
Il bambino, quindi, guardò il tovagliolo; catturato da un soffio di vento stava rimbalzando sul selciato.
«Avanti, fa’ il bravo. Prendilo e va’ a gettarlo in quel cestino» esclamò la donna.
Luca corse verso il pezzo di carta, lo raccolse e si diresse, una scarpetta da tennis non allacciata, verso la morte.

 

***

 

Adoro le madri coscienziose.
Quelle che dicono sempre la cosa giusta: “non parlare con gli sconosciuti”, “non accettare niente da chi non conosci” oppure “non sporcare per terra: va’ a gettare la carta nel cestino”
In quest’angolo, tra una giostra e il bancone del tiro a segno, all’ombra di una vite americana abbarbicata sul metallo, resto in attesa, insospettabile.
Un attimo di distrazione e un piccolo corpo che si dibatte.
A volte percepisco la plastica di un pannolino, più spesso odore di colonia e borotalco, ma sempre sapore di carne e sangue misto al salato delle lacrime: tutti testimoni di una vita strappata da un corpo, fragile come una foglia secca.

La donna fece una pausa e si voltò in cerca del figlio.
«Luca? Dove sei?» disse, una nota troppo alta della voce, un formicolio dentro.
Continuando a chiamarlo, andò verso un tralcio di vite americana che pendeva: «Luca?».
Vicino solo il cestino dei rifiuti: un bidone a forma di grasso maiale, i pantaloni gialli, la camicia a quadri e la bocca spalancata, pronta a ingoiare immondizia.
Passò oltre disperandosi: non notò il laccio di una scarpa da tennis che, come uno spaghetto, penzolava dal sorriso di plastica del maiale rosa.

Antonino Alessandro