Sono stato
il primo a trovare Luca morto. Aveva il braccio staccato dal resto del corpo e occhi
bianchi come il nulla. La parte più difficile è stata al funerale, quando ho incrociato
gli sguardi di sua moglie e delle due figliolette.
Passerà, mi promisi.
Mi sveglio presto, la mattina.
L’altro giorno ho letto un manifesto pubblicitario appiccicato alla serranda
abbassata di un vecchio cinema porno.
Facciamo tornare i vostri morti.
Proviamoci.
Era sabato. Il locale assomigliava ad un’agenzia funebre.
C’erano crocifissi dappertutto. L’uomo dietro al bancone mi chiese le
generalità del defunto, le coordinate del loculo e se avessi legami di parentela con lui.
Mi pregò di tornare sette giorni dopo.
Ho dormito poco, in quella settimana.
Il sabato dopo ero dentro l’agenzia. L’odore di incenso sapeva di tiepida brezza
cerimoniale.
“E’ pronto” mi rassicurò lo stesso uomo, questa volta con un abito nero da
cerimonia, indicandomi la sagoma di un uomo dentro una sorta di armadio privo di ante.
Indossava abiti comuni e pareva come addormentato.
E gli mancava un braccio.
“Luca?”
“Il suo amico non può rispondere adesso, ma non si preoccupi. E’ la prassi.
E’ tornato da poche ore. Con il tempo si abituerà alla luce.”
L’uomo si sfregò le mani, poi continuò.
“Per qualche giorno provvederemo noi al sostentamento del suo amico. Come svezzamento
gli daremo da mangiare il braccio che ha perso nell’incidente. E quando inizierà a
cibarsi da solo... beh, ho delle buone conoscenze all’obitorio, se lo desidera la
posso mettere in contatto. Spesso avanzano pezzi”.
L’odore di Luca riempie l’abitacolo dell’auto. Fango
marcio e interiora, direi. Aggiungerò del profumo per l’ambiente.
Chissà come saranno felici le sue figlie. Sarà sufficiente che non gli si avvicinino
troppo e che lo leghino per bene.
L’uomo dell’agenzia mi ha consigliato catene d’acciaio.