La zucca

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Era da un pezzo che ci provavo.
Finché era giorno potevo prenderla tra le mani con relativa tranquillità, si sa che la luce segue la ragione, ma ora, mentre l’imbrunire tagliava il cucinino in tre zone d'ombra, arancio e ombra, i denti della zucca da polposi e facili da sgretolare con le mani divenivano affilati ed il semplice gesto di ruotarla nuovamente, pericoloso.
Come approssimarsi ad un macchinario al quale sono tolte le protezioni sulle quali ci sono i triangoli e dentro una mano che perde un dito o che viene schiacciato.
Risi per un istante, ma i miei sogghigni si mossero nell’aria con la stessa inadeguatezza delle risa in un funerale ed il frigo, la bottiglia d’olio ed un fornello mi guardarono con cipiglio.
“Dio sei una zucca” Le faccio mentre mi giustifico con i presenti che attendono le mie scuse e la luce rossa della ragione si va spegnendo.
Apro il cassetto, trovo un coltello.
“Ti ho portato una zucca zio!” Bisbiglio ciò che mi disse quel ragazzo dal vestito nero e le scarpe dalla fibbia quadrata, solo che io non avevo un nipote.
“Ma le zucche non ruotano su se stesse!” Dico all’etere, “E se dico che la tua brutta faccia deve stare voltata” e calo il coltello sul piano, la zucca si frantuma in uno schiocco di legno, pezzi di polpa e rete arancio, un seme mi finisce tra i capelli, lo tolgo con orrore.

Accendo la luce, tutto è normale, forse io no.
Vado in bagno a fare un goccio, suonano alla porta.
Mi guardo allo specchio, devo essere impazzito.
“ACCIDENTI ARRIVO!” Strillo ma qualcuno è già entrato mentre qualcosa mi gratta nella camicia, guardo nello specchio ed un tentacolo verde sbuca dal taschino.
“Un seme!” Mi dico mentre mi si avvolge al collo.

Fabio Busetti

Sono parecchi anni che ho la passione per la scrittura, anni intervallati da momenti in cui mi dicevo: "E meglio che scendi dalle nuvole, tanto i tuoi racconti non li vedrai mai da nessuna parte". Ora finalmente almeno la soddisfazione che non vi potete immaginare per me!