Caldo,
oppressione, fetore di carne putrefatta...
Aprì gli occhi e vide la formica sul cuscino.
Ne rimase sconvolto.
Con un rapido gesto delle dita lallontanò.
Si voltò dal lato opposto ma la scena non cambiò, altre formiche a pochi centimetri dal
suo naso si agitavano in cerca di cibo.
Scattò a sedere in mezzo al letto.
Ora avvertiva la loro presenza anche sulla fronte, disgustato passò la mano tra i capelli
facendone cadere una copiosa manciata.
Solo allora si accorse che qualcosa strisciava su per le sue gambe.
Con un balzo tirò via la coperta e si mise in piedi: il letto era invaso di insetti.
Prese ad agitarsi, li sentiva in ogni angolo del suo corpo, sulla faccia, tra le labbra,
perfino sulla lingua... si voltò verso lo specchio e inorridito guardò limmagine
riflessa: egli stesso era la fonte di quellinvasione.
Dalle narici fuoriuscivano orde di brulicanti formiche che in pochi istanti gli invasero
la faccia, vermetti gialli scivolavano dalla bocca e dalle orecchie insieme ad un denso
liquido andando a delineare una fetida scia mentre lombelico vomitava piccole larve
che si contorcevano fino a cadere sul pavimento.
Devastato dalla paura cercò di liberarsi il viso, ma gli insetti iniziarono a divorargli
un occhio.
Le enormi blatte affamate emerse dalla trachea assaporarono le sue corde vocali
distorcendogli quellunico atroce urlo di orrore che riuscì ad emettere.
Si svegliò di soprassalto.
Un incubo.
Colpito da quelle immagini rimase qualche secondo preda dei suoi pensieri.
Sollevando la testa, quel tanto che langusto spazio intorno a lui gli permetteva,
cercò di guardare cosa restava del suo corpo.
Troppo buio.
Chiuso nella sua cassa di legno avvertiva ormai da tempo gli insetti della terra divorare
le sue membra.
Non era facile abituarsi alla nuova condizione di non morto.