Mia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Tutto trasudava tristezza, in quel posto: le lucide lapidi grigie, il silenzio solenne, i cipressi, le tremule fiamme dei lumi.
Agnese comprò un mazzo di margherite da uno dei fiorai davanti al cimitero. Aveva da poco attraversato il cancello quando si sentì chiamare; si voltò, e quasi faticò a riconoscerlo.
Pallido, emaciato e con un’espressione assente, Lucio si era quasi annullato dopo la morte del suo migliore amico. Gli è morto tra le braccia, pensò Agnese, mentre si avvicinava per salutarlo.
Dopo i soliti, freddi convenevoli, gli disse che stava andando a trovare Saverio.
“Anche io”, rispose Lucio, stringendosi nelle spalle, “Come ogni giorno. Non mi va di lasciarlo solo”.
Si incamminarono fianco a fianco per le strette e lastricate strade del camposanto, raccontandosi delle rispettive vite di quegli ultimi mesi. Lucio non ebbe molto da raccontare: la depressione lo teneva quasi sempre chiuso in casa.
Giunsero poco dopo davanti il mausoleo, dove stavano sepolti, oltre a Saverio, anche i suoi nonni e alcuni prozii.
“Possiamo entrare”, disse Lucio, “I suoi mi hanno dato la chiave”.
La vista della foto del suo amico sulla lapide, riempì Agnese di tanta tristezza. Mise i fiori in uno dei vasi, poi i due rimasero in silenzio per un po’.

“Sai che ti ha sempre amata?”, disse Lucio, rompendo il silenzio.
Agnese annuì, con tristezza: era un amore non corrisposto.
“Quel giorno avevamo litigato... Era troppo geloso...”.
Lucio sorrise.
Malignamente.
S'udì uno strano rumore, e un odore nauseabondo riempì il sepolcro.
Agnese si sentì d’improvviso afferrare alle spalle. Poi, un dolore lancinante le attraversò il corpo.
Senza un fiato né un lamento, cadde riversa sulla pancia, con un grosso buco sulla schiena.
Sei mia... Per sempre...”, gorgogliò Saverio, pregustando il sapore del cuore caldo e palpitante che stringeva fra le mani fredde e decomposte.

Alessia Martino