Tutto
trasudava tristezza, in quel posto: le lucide lapidi grigie, il silenzio solenne, i
cipressi, le tremule fiamme dei lumi.
Agnese comprò un mazzo di margherite da uno dei fiorai davanti al cimitero. Aveva da poco
attraversato il cancello quando si sentì chiamare; si voltò, e quasi faticò a
riconoscerlo.
Pallido, emaciato e con unespressione assente, Lucio si era quasi annullato dopo la
morte del suo migliore amico. Gli è morto tra le braccia, pensò Agnese, mentre
si avvicinava per salutarlo.
Dopo i soliti, freddi convenevoli, gli disse che stava andando a trovare Saverio.
Anche io, rispose Lucio, stringendosi nelle spalle, Come ogni giorno.
Non mi va di lasciarlo solo.
Si incamminarono fianco a fianco per le strette e lastricate strade del camposanto,
raccontandosi delle rispettive vite di quegli ultimi mesi. Lucio non ebbe molto da
raccontare: la depressione lo teneva quasi sempre chiuso in casa.
Giunsero poco dopo davanti il mausoleo, dove stavano sepolti, oltre a Saverio, anche i
suoi nonni e alcuni prozii.
Possiamo entrare, disse Lucio, I suoi mi hanno dato la chiave.
La vista della foto del suo amico sulla lapide, riempì Agnese di tanta tristezza. Mise i
fiori in uno dei vasi, poi i due rimasero in silenzio per un po.
Sai che ti ha sempre amata?, disse Lucio, rompendo il silenzio.
Agnese annuì, con tristezza: era un amore non corrisposto.
Quel giorno avevamo litigato... Era troppo geloso....
Lucio sorrise.
Malignamente.
S'udì uno strano rumore, e un odore nauseabondo riempì il sepolcro.
Agnese si sentì dimprovviso afferrare alle spalle. Poi, un dolore lancinante le
attraversò il corpo.
Senza un fiato né un lamento, cadde riversa sulla pancia, con un grosso buco sulla
schiena.
Sei mia... Per sempre..., gorgogliò Saverio, pregustando il sapore
del cuore caldo e palpitante che stringeva fra le mani fredde e decomposte.