Mi svegliai
di scatto sopraffatta dalla mancanza dossigeno e dal peso che mi schiacciava lo
stomaco.
Tutto era buio e umido, la gola mi bruciava a causa del respiro ansimante. Portai le
braccia sul petto, contorcendomi nello spazio esiguo. Solo dopo qualche secondo realizzai
che ero stata chiusa in un sacco.
Graffiai la iuta, freneticamente, come una gatta impazzita. Sentivo il sangue colare lungo
i polsi ma il dolore delle unghie spezzate mi ricordava che ero ancora viva.
Il rumore di uno strappo nel tessuto mi rubò una risata isterica: infilai le dita nella
falla e con rabbia tirai.
La terra putrida mi inghiottì. In preda agli spasmi scavai, mi dimenai con tutte le forze
cercando la salvezza dallabisso di fango. Quando la mia mano incontrò il vuoto feci
un ultimo, immenso sforzo ed emersi dalla buca con un grido di disperazione e vittoria.
Ero nata di nuovo.
Strisciai fuori dalla fossa, stremata.
La luna offuscata da nuvole scure illuminava a stento la statua di un angelo del dolore.
Ai suoi piedi una vecchia vestita di nero mi fissava sinistra, con le mani avvizzite
immerse in una ciotola dargento. Venne verso di me, gobba, con la fronte adornata da
una ghirlanda di salice.
- Chi sei? - chiesi, con un filo di voce.
- Io servo la Dea e le Ombre, tu farai lo stesso. Questo ti darà la conoscenza - rispose.
- Via da me, strega! - piagnucolai.
Mi bagnò le labbra con il contenuto della coppa e precipitai nelloblio. Un gelo
innaturale percorse il mio corpo, straziandomi lanima.
- Vieni, mia apprendista, Ecate chiama. Apri gli occhi, scruta il tuo nuovo mondo!
Quando dischiusi le palpebre linferno mi avvolse.
Se dicessi a qualcuno ciò che ho visto, incubi atroci lo perseguiterebbero per tutta la
vita. Ed oltre.
Ho partecipato con poesie e racconti brevi ad alcuni concorsi letterari ancora in fase di svolgimento. Ho scritto un romanzo di genere fantastico, RED CARPET, che è al vaglio di alcune case editrici. Appassionata di cinema (quando ho tempo guardo anche cinque film al giorno), di mitologia classica e di arte (mi rifugio nei musei spesso e volentieri).