Il primo
giorno di scuola, Matteo notò subito la bambina ma non disse niente. L'ambiente era nuovo
e si sentiva spaesato, come tutti gli altri bimbi.
Il secondo giorno chiese al suo amichetto Fabio come mai la bambina fosse ancora dietro la
lavagna e questi gli diede un pugno, Gianluca disse che non c'era nessuna bambina e
Annalisa gli diede del ritardato.
Il terzo giorno ridevano di lui ma la bambina era sempre là. Vedeva chiaramente le gambe
bianche con le scarpine rosa spuntare da sotto la lavagna. Aveva paura e non voleva più
andare a scuola.
Il quarto giorno la maestra lo chiamò per scrivere l'alfabeto alla lavagna.
"Non ci vengo. Mi fa paura la bambina" disse con le lacrime agli occhi.
"Quale bambina?" chiese la maestra e il bambino indicò la lavagna. Indicò le
gambette sottili. Indicò le scarpine rosa.
"Matteo, se non vieni alla lavagna, finisci dietro la lavagna per punizione". La
classe ridacchiava sottovoce.
"Non ci vengo. Voglio la mia mamma" frignò. Un boato di ilarità si scatenò
nell'aula.
La maestra si spazientì. "Silenzio!" gridò alla classe. "Matteo, dietro
la lavagna. Subito!"
"Ma io..."
"Niente ma! Fila!" ordinò la donna a voce alta e Matteo si alzò dal banco e si
avvicinò cauto alla lavagna. Vide i piedini muoversi verso di lui. Era terrorizzato ma
non poteva più disubbidire alla maestra, lo avrebbero preso in giro per sempre. Trovò il
coraggio e fece un passo dietro la lavagna.
Nessuno seppe mai cosa Matteo vide. Ai carabinieri i bambini dissero che fece un urlo
fortissimo, che scappò dalla classe come un fulmine. La maestra disse che gli corse
dietro e lo vide rotolare dalle scale. Ah sì, poco prima di scappare aveva parlato di una
bambina. E aveva indicato la lavagna.