Confessione

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Letizia percorreva di fretta il lungo corridoio deserto al terzo piano dell’antico albergo adibito a complesso finanziario. Era quasi notte, ma le era venuto in mente che in ufficio, nella cartella compressa registrata in un floppy, vi erano file compromettenti riguardo le sue spregiudicate transazioni che avevano portato l’azienda al fallimento e il suo socio Matteo al suicidio. I capitali scomparsi erano al sicuro nei conti che aveva aperto in una di quelle località che sono comunemente definite “paradisi fiscali”, ma poteva verificarsi un’ispezione dei carabinieri, e quel dischetto doveva assolutamente essere formattato. Arrivata in fondo al corridoio, aprì la porta dell’ufficio. Accese la luce dell’ingresso, e subito entrò nella sua stanza, la seconda sulla sinistra. Accese la luce anche in questa stanza, poi, mentre stava per sedersi al computer, il suo volto trasalì. Lo schermo era acceso. Vi compariva la scritta: il messaggio “confessione” è stato inviato. Preoccupata, controllò immediatamente la sua posta elettronica. La mail “confessione” era stata registrata in “posta inviata”.

La lesse. Era una concisa ammissione di colpa per il crack dell’azienda, firmata da lei, con allegata la cartella compressa dei file compromettenti. Il destinatario era il comando provinciale dei carabinieri. Sconvolta, notò che il floppy che voleva formattare era inserito nel computer. In quel momento un vento gelido investì la stanza, facendo cadere alcuni fogli dalla scrivania. Il cuore le batteva forte in gola. Si voltò di scatto. Il suo urlo di puro terrore echeggiò nel terzo piano del complesso. Dietro di lei, ormai in dissolvenza ma ancora perfettamente visibile, vi era la figura fantomatica di Matteo, con la testa straziata per lo sparo con cui si era ucciso. Ripreso un minimo di controllo dei propri nervi, si rese conto di essere ormai rea confessa. E che questa storia, proprio non avrebbe potuto raccontarla.

Andrea Polini