Gridavano.
Ogni notte, stesi contro il muro dietro la casa padronale. Lo strazio delle loro urla era
insopportabile.
Era cominciato tutto la sera dopo il suo arrivo alla fattoria quale nuovo padrone, unico
erede del podere dello zio Francisco. Morto pazzo, avevano detto, ma lui neppure vi aveva
fatto caso.
Allinizio erano stati solo mugolii appena percettibili, quasi dei rantoli. Aveva
imbracciato il fucile da caccia ed era sceso in cortile.
La fattoria dormiva sotto una luna enorme e rossa. Nessun altro, tranne lui e i cani,
avvertiva quella presenza. Aveva attraversato rapidamente laia girando attorno alla
casa, ma non cera anima, là. Soltanto un vecchio muro coperto di piccole sagome
indefinite, proprio di fronte alla finestra della sua stanza. Era rientrato, inquieto.
La notte successiva, però, era accaduto di nuovo. Urlavano più forte, piangevano.
Parevano voci di ragazzi, dietro i guaiti terrorizzati dei cani.
Allora aveva svegliato gli uomini e li aveva condotti con sé. Sopra il muro le macchie
erano più nette, questa volta. Erano volti deformi, orbite vuote, bocche spalancate.
Li vedete anche voi, aveva strillato. Li vedete, quei demoni sul muro?
Gli uomini scuotevano il capo, perplessi.
Non cè nulla sul muro, signore. Solo chiazze dumido e muschi.
Ma loro, i giustiziati, avevano continuato a urlare contro la sua finestra, notte dopo
notte. Li sentiva anche ora, i loro gemiti carichi di accuse; li vedeva, quei visi
deformati dallorrore, ogni volta che guardava di sotto; adesso il muro aveva
cominciato a trasudare liquore rosso cupo dagli interstizi.
Dalla finestra, aperta, la luna entrava allagando la stanza di quello stesso colore. Non
morirò pazzo come il vecchio Francisco, pensò luomo al contatto ripugnante del
metallo del fucile nella bocca.
Fuori, un vento caldo che odorava di polvere da sparo gli portava alle orecchie leco
delle raffiche.