Direzione tenebre

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Una Mercedes lo sorpassò rapida, scomparendo inghiottita dalla galleria.
Federico guidava da un’ora. Sole a mordergli le spalle e un sorriso insistente posato sulle labbra.
Entrò.
La roccia si sostituì all’azzurro del cielo.
La vecchia Uno tossiva il suo disprezzo per una giusta pensione non goduta. La voce ruvida di Springsteen donò il giusto sapore alla sua solitudine.
Avrebbe incontrato Monica, finalmente. Dopo tre mesi di occhi rossi e tasti percossi dall’eccitazione, l’avrebbe vista.
La temperatura si abbassò; l’illuminazione del tunnel perse mordente, fino a svanire. Sbuffò: accese gli anabbaglianti. La testa piena di colori era persa in un collage nevrotico d’immagini e fantasie.
Monica, Monica, Monica.
Dieci minuti, poi il freddo lo aggredì. Chiuse il finestrino. L’aria gelida lo riportò al nero silenzioso.
È lunghissima, pensò.
Dopo qualche minuto il respiro si fece più affannoso. Spense l’autoradio e tese l’orecchio.
Nessun’altra macchina.
Rallentò.
Venti all’ora per quindici minuti: altro buio e silenzio.
Impossibile.
Accostò. Prese fiato e scese. Gelo e tenebre, nient’altro.
Osservò il fondo scuro del tunnel e tremò.
Inghiottì e risalì.

Piombo sull’acceleratore. Un’ora di battito accelerato e oscurità.
Due.
La spia della benzina ammiccò.
- Basta! - urlò.
Tre ore.
La macchina gorgogliò, spegnendosi. I fari puntavano sul nero.
Federico rimase immobile, incredulo.
Scosse la testa, scese di scatto e corse. Corse digerito dal buio.
Nulla.
S’inginocchiò, pianse e invocò Dio.
Ancora tremante, si rialzò e camminò. Per ore.
Quando le gambe gli morsero la testa, cadde stremato sull’asfalto. Brividi appiccicati all’anima.
Svegliami!
Poi la vide.
In fondo: una luce! Strisciò per raggiungerla.
Nel chiarore scorse qualcuno. Reggeva qualcosa. Oltre: immagini torbide, fasciate di grigio.
S’avvicinò, il cuore che martellava... si bloccò agghiacciato.
L’essere deforme, mandibola sfatta, lo guardava con occhi vacui. Federico ebbe l’impressione che gli stesse sorridendo.
Sul cartello: Ciao, sono Monica, benvenuto a casa.

Massimo Muntoni