La spiaggia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

La stella marina era ricoperta di uno strato scuro e vischioso. Manlio la toccò incuriosito, poi la gettò sulla sabbia. Il mare era ora più mosso, mentre fino a poco tempo prima lo scirocco sembrava aver avvolto uomini e cose col suo manto oleoso. Manlio si stava godendo la sua spiaggia privata, ricavata in un’ampia insenatura. Ripensava alla strage di quella notte, quando lui e i suoi prezzolati violentarono e rapinarono quelle turiste inglesi a bordo di un motoscafo cabinato, ormeggiato vicino al promontorio roccioso che delimitava l’insenatura. Le avevano sottratto tutto il denaro e i gioielli, e dopo averle violentate le avevano uccise a coltellate e lanciato i cadaveri in mare. Una delle vittime, una distinta signora cinquantenne, gli aveva predetto che uno dei suoi gioielli, un prezioso monile arabescato, gli avrebbe portato sfortuna. Dopo quell’episodio Manlio attraversò invece un periodo fortunatissimo, ma adesso, dato che il dubbio seguitava a tormentarlo era giunto il momento di sbarazzarsi di quel monile.

Era certo che da quel momento nulla lo avrebbe più turbato. Gettò l’oggetto in acqua, e subito dopo, anche a causa del buio mise un piede in acqua. Avvertì una forte stretta alle caviglie, come se delle mani lo stessero tenendo fermo. Istintivamente, Manlio emise un grido. Adesso lo stavano tirando giù... Urlò ancora. L’acqua cominciava ad entrargli in bocca. Da sotto la superficie sbucarono, uno dopo l’altro, i corpi straziati delle donne uccise quella notte. La pelle era ridotta a brandelli, le parti restanti parevano spugnose. Trascinato sott’acqua, Manlio si trovò davanti il viso ormai scheletrico della donna a cui aveva sottratto il monile. La riconobbe anche per quel profondo taglio infertole allo zigomo, e poi teneva il monile nella mano ossuta. La signora lo strangolò, poi ritorno sott’acqua insieme alle sue compagne.

Giuseppe Acciaro