Elegia d'amore

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Appoggiata alla tua schiena sudata, assorbo il lento tuo respiro, faccio mio il tuo ritmo, lentamente ci fondiamo, lentamente le mani si intrecciano, lentamente tu diventi mio. Amore adorato. Il tempo consumerà forse le nostre forze, ma non potrà nulla su noi, che resteremo uniti, fortificati da questa passione, che ci ha visto spogliarci di ogni vergogna, di ogni paura.
Nulla ci ha fermato né ci fermerà.
Ormai ogni ostacolo è svanito. Sento i loro rantoli nella stanza accanto, ma non ascoltarli, bene mio, sovrasterò quei suoni con baci e parole d’amore. Ecco, amato mio, il potere della pozione ha raggiunto il suo effetto. Ogni ostacolo è svanito.
Niente e nessuno potrà più separarci.
Ti avvolgerò con le mie ali di angelo dannato, e ti farò immensamente felice, per sempre. Lasciati andare, questo dolore per la mutazione non è che l’inizio di un godimento senza fine, mio adorato. Sento le squame che lentamente si formano, mi accorgo che ti sei dolcemente addormentato sul mio petto. Meglio così, quando ti sveglierai saremo specchio l’uno dell’altra.
Nulla e nessuno ormai potrà dividerci.

Accarezzo il tuo splendido corpo verdastro che ormai mi appartiene, come un figlio ad una madre. Il sudore ti ricopre la fronte, abbellita dall’unicorno nerastro, simile al mio. Mille carezze ti farò, con mille baci lo ricoprirò. E sarai mio per sempre.
Nulla e nessuno contrasterà il nostro desiderio, amante mio.
I lamenti sono cessati, loro sono ormai solo cadaveri, e quando ti sveglierai non saprai più di essere stato un povero umano con una sciocca sposa e tre stupidi pargoli. Essi non sono più né per te sono mai stati.
Rifugio mio fiammeggiante del Male, accoglici, io ed il mio adorato compagno, ora che tutto si è compiuto.

Francesca Levo Calvi