Cigolava
come un incubo preconfezionato dallo sceneggiatore di una soap opera. Non aveva mai avuto
paura del buio. Né aveva intenzione di iniziare ora, con quello stupido canticchiare
metallico dellanta di quel vecchio armadio. Sapeva che era solo suggestione. Si
girò sul fianco e provò ad appisolarsi. Poteva farcela. Eppure il cuore le batteva
allimpazzata. Vibrava nella cassa toracica. Chiuse a forza gli occhi. Li serrò.
La testa si fece incredibilmente leggera...
Un odore penetrante e acre pervase rumorosamente la stanza. Non poteva davvero
addormentarsi. Allungò la mano madida di freddo sudore sul comò. Accese la luce.
Intermittente. Si rifletteva nervosamente sulle tende di velluto rosso della sua stanza.
Che scelta audace quella dellalbergatore: tende di velluto rosso.
La sua pupilla si allargava e si stringeva nevroticamente fra landirivieni della
luce della lampadina fluorescente. Tremava.
Si alzò. Quando il primo piede toccò il pavimento, lanta di destra rimase
socchiusa e il latrato dellarmadio cessò. Il pavimento era tremendamente freddo e
ruvido di polvere. Silenzio.
Oscuro. Pesante. Il silenzio: poteva sentire il pesante velluto rosso delle tende agitarsi
al flusso dellaria calda dei caloriferi. Poi di nuovo qualcosa... qualcosa che
sembrava gocciolare dal buio di quellanta. «Io non ho paura. Io non ho paura» e
procedette pavida verso larmadio. Respirò pesantemente. Con gli occhi socchiusi,
allungò la mano per aprire cautamente il guardaroba.
Quando lanta si spalancò sulla sua testa, bionda e mozzata. Grondante di sangue.
Appesa a una gruccia dargento. Trapassata da parte a parte dal gancio metallico.
Lanta si richiuse repentina, mostrandole il riflesso del suo corpo privo di testa.
Dal buio dellarmadio un agghiacciante urlo cercava di sprigionarsi nel buio «IO NON
HO PAURA! IO NON HO PAURA!».