Come
definire limmensa distesa - ora calma, ora impetuosa - che nasceva e moriva oltre il
piccolo orifizio scavato nel muro? E che cosa si celava superato il confine che evaporava
a orizzonte, al di là del famelico azzurro?
Cera il niente? Oppure leldorado? O forse... la morte.
Domande prive di risposta per lessere che scrutava nellignoto.
In fondo, egli conosceva il suo mondo e tanto gli bastava. Una quotidianità fatta di
cortine invalicabili, di dolori fisici, di azioni ripetitive. Tuttavia, aveva cibo, acqua
e, in alto, una luce rossa che venerava ogni mattina, quando si accendeva e ruotava da una
parte allaltra della stanza.
Si sentiva felice: non gli mancava nulla, perché di nulla aveva cognizione.
Un giorno, però, il suo sole fu eclissato.
Sulle prime non capì: non aveva mai udito grida e detonazioni.
Poi arrivarono loro, i demoni venuti da quellignoto che lo affascinava. Creature che
avanzavano in modo bizzarro e che si ricoprivano di sgargianti ornamenti.
Appena abbatterono il suo muro, cercò di aggredirli con le sue unghie ricurve. Scalciò e
lanciò berci simili ai latrati di un cane randagio, ma fu inutile. Lo bloccarono e lo
condussero in una realtà accecante.
Fuori, carri blindati schiacciavano, sotto cingoli rugginosi, macerie e cadaveri.
Scheletri di case popolari si stagliavano nel disastro, mentre fantocci, con una croce
uncinata cucita su una divisa sgualcita, alzavano le braccia al cielo.
Lui non capiva nulla di tutto questo. Era schiavo di un pianeta di cui non aveva
coscienza.
Fu rinchiuso in una gabbia di ferro, ripulito con gettiti dacqua. Tutti ridevano
nello scrutare le profonde cicatrici che gli deturpavano il ventre e le iridi grigio perla
che teneva sgranate per il cieco terrore.
Era lalba di un nuovo millennio, ma per lui, bambino rubato allinfanzia, non
poteva che essere lanno zero.