Sembrava
avessero rovesciato del Campari sulla neve.
Il cadavere era sul marciapiede con la gola squarciata, coccolato dai tecnici della
Scientifica sotto lo sguardo cupo di un ispettore della Polizia di Stato. Intorno a loro
il solito chiassoso carnevale: transenne, lampeggianti e persone, sempre troppe persone.
Alle sue spalle giunse un uomo di mezzetà, profonde occhiaie e abbigliamento
scompagnato sotto il lungo cappotto. Gli appoggiò una mano sulla spalla.
Cosa ha interrotto la mia cena?
Lispettore si strinse nelle spalle. Nona vittima di questo fantomatico
assassino cannibale, commissario. Questa volta è stato disturbato da alcuni testimoni
oculari, ma non hanno comunque potuto evitare che luccidesse.
Il commissario ebbe un sorriso tetro. Quindi abbiamo rovinato la cena anche a
lui...
Laltro indicò il collo della vittima. Ha fatto in tempo ad assaggiarlo con un
morso letale alla giugulare.
Sai quello che devi fare, annuì scrollandosi dalla testa la neve che scendeva
copiosa. Però domattina voglio lelenco dei testimoni sulla mia
scrivania.
Ora fu lispettore a poggiargli una mano sulla spalla. Questo caso la sta
esaurendo. Vada a casa, concluda la sua cena e sinfili sotto le coperte. Domani le
sembrerà migliore.
Con quellelenco, senzaltro.
Il commissario si voltò, uscì dalla ressa e scomparve in uno stretto budello. Il
funzionario fece per seguirlo ma allimbocco del vicolo si immobilizzò.
La neve là dentro era immacolata e le orme del suo superiore si interrompevano
allimprovviso, sostituite da impronte ben più grandi e profonde...
Lispettore si tolse il cappello di lana e guardò il cielo grigio scuro cercando,
per chissà quale motivo, una luna che non si poteva mostrare. Nonostante il freddo una
goccia di sudore gli scivolò sulla guancia.
Le tracce si stavano già cancellando ma, ora, si era rovinato anche la sua, di cena.