Oscura profondità

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2009 - edizione 8

Aveva tentato per giorni.
Non si era limitata ad arrendersi, come tutti, all’evidenza che la vita per Michael si era semplicemente fermata.
Doveva esserci un modo, si era detta, un modo per poter andare avanti, o tornare indietro, in qualche misura.
Il suo Mike non poteva essersi semplicemente spento: forse era solamente andato altrove, ma era qui e adesso che lei lo voleva.
Giorni nella casa sul lago, passati a sperimentare.
Aveva usato aghi, cannule, spinotti, sangue, corrente elettrica, qualunque strumento si fosse rivelato utile.
Aveva sondato, iniettato, stimolato.
Fino al momento in cui, in preda ad una rassegnata stanchezza, aveva tentato di mettere in pratica tutto assieme: una siringa nel cuore, una scarica ai muscoli e al cervello.
Ora rimpiangeva tutto questo, nei rari istanti in cui i pensieri riuscivano ancora ad affluire alla sua mente.
Quanto tutto quello sarebbe ancora potuto durare?
Visioni a metà tra l’illusione e lo sconforto, tra la realtà e quella sensazione di sporco e sacrilego.
Non avrebbe dovuto provarci.
Lo aveva capito quando lo sguardo vuoto di Michael aveva incrociato nuovamente i suoi occhi: non l’avrebbe perdonata.

Aveva martoriato il suo corpo per giorni, senza capire che questi ancora provava dolore; lo aveva instancabilmente violato, ferito, profanato.
Ora, rinchiusa in quella cassa di legno, sentiva l’acqua insinuarsi tra le tavole, mentre impercettibilmente affondava verso la morte.
Avrebbe potuto provare ad uscire, ma probabilmente solamente accelerando la fine di quella agonia.
Il suo John... un non morto, l’acqua fredda che mordeva già le ginocchia, la sua vita in un film sconnesso davanti agli occhi.
Non riusciva a muoversi e l’acqua filtrava, salendo e facendole perdere sensibilità.
I vestiti le rimaneva appiccicati alla pelle, e tutto il corpo tremava, per il freddo forse, o per la paura.
Poi uno schianto, e solo più un’oscura profondità.

Federico Primo

Laureato in Economia Aziendale all’Università degli studi di Torino con 110 e lode, ho intrapreso la mia vita lavorativa dapprima in una primaria società di revisione per tre anni circa, e quindi nel campo amministrativo di compagnie di assicurazioni. Numerose le mie passioni: la bicicletta, la tromba, il jazz, la scrittura, le miniature, la birra, gli amici, lo star bene, la felicità.