Trasporti eccezionali

Quando il furgone piombò addosso alla vecchia Golf Wolkswagen grigia, facendo esplodere parabrezza e finestrini in un luccicante turbinio di cristalli, Luigi ammise a se stesso che aveva bevuto troppo. Attraversare gli incroci - anche quelli fuori città e poco trafficati - senza badare agli stop, non è un attributo degli astemi.
Rimase immobile, le membra percorse da un dolore pulsante, sordo. Fece per muovere una gamba e fitte infuocate gli strapparono un grido strozzato. Sputò un paio di colorite bestemmie, insieme a sangue e schegge di denti: si trovava ad almeno due chilometri dal centro abitato più vicino, ammaccato, con una gamba ferita e senza cellulare.
Attraverso il finestrino rotto vide il conducente del furgone accasciato sul volante; doveva trascinarsi fuori dalle lamiere contorte, accertarsi delle condizioni dell’uomo e trovare un telefono per chiamare i soccorsi.
Riuscì a spalancare la portiera e, saltellando sulla gamba sana, ad avvicinarsi al furgone. L’autista era privo di sensi; Luigi sollevò la testa dell’uomo dal volante, cercando di non toccare il sangue che gli imbrattava la camicia. Il suo volto era decorato da un bizzarro make-up di ecchimosi ed escoriazioni; Luigi notò tre tagli obliqui, perfettamente paralleli, su un lato del collo, forse causati dai vetri. Sembravano profonde ferite mal rimarginate, anziché lacerazioni recenti.

Tastò le tasche del conducente alla ricerca di un telefonino. Niente. Trovò solo due fogli che esaminò senza troppa cura.
Il primo era una semplice bolla relativa alla merce trasportata. Sotto la voce PROVENIENZA Luigi lesse NEW ENGLAND. Un angolo della sua mente si chiese che diavolo ci facesse un carico proveniente dall’altra parte del mondo in quello sperduto e misero paesino dell’Italia meridionale.
L’altro foglietto era una cartina disegnata a mano, con una serie di indicazioni per raggiungere il piccolo porto di Cariati, distante una decina di chilometri. Qualcuno, di fianco al disegno abbozzato del porticciolo, aveva vergato poche semplici parole, in una strana calligrafia che tradiva agitazione ed esultanza: FASE 3 - Mediterraneo/ASCESA! LE STELLE SONO GIUSTE!
Quei documenti erano strani. Inquietanti. Luigi se ne dimenticò completamente quando sentì la musica. Il dolore alla gamba lo abbandonò.
Proveniva dal retro del furgone, una nenia angosciosa e ammaliante, un’eufonica cacofonia accompagnata da un suono fangoso, come di enormi spugne strizzate. Luigi salterellò attorno al mezzo semidistrutto, incastonato nella fiancata della Wolkswagen; era un Ducato color verde acqua, con delle bizzarre alghe fiorite dipinte sui lati. Si avvicinò ai portelloni posteriori, mentre la musica scemava d’intensità. Lo sciacquio, invece, sembrava aumentare.
Sul retro del mezzo lesse:
ATLANTISHOP
di Vincenzo Sciutulu
Vendita e installazione acquari. Pesci tropicali.
Consegne a Domicilio
347.2081890
Luigi sentì una risata isterica crescergli in fondo alla gola.
Gesù, mi son scontrato con un cazzo di pescivendolo, i miei amici rideran...
L’esplosione fu brutale come un tuono estivo e lo colse del tutto impreparato. Un portellone posteriore del furgone saltò via con violenza inaudita, passandogli a una spanna dalla testa. Sentì nuovamente la musica alzarsi, con intensità rinnovata, poi la vide; un’appendice gommosa, spessa quanto il tronco di un uomo, fuoriuscì dal cassone del veicolo e lo afferrò per le gambe, un enorme tentacolo nerofumo con sclere giallastre al posto delle ventose. La mente di Luigi tentò disperatamente di razionalizzare ciò che gli occhi vedevano, qualsiasi cosa pur di non ammettere la realtà dell’abominio che si agitava all’interno del veicolo. Urlò. Un caldo getto di urina gli bagnò i pantaloni.
Sono morto. Sono morto nello schianto e questo è l’Inferno degli Avvinazzati al Volante, pensò. Quasi gli venne da ridere. La sbronza e l’incidente erano un ricordo lontano, sbiadito.
Quando una sostanza acida cominciò a corrodergli jeans ed epidermide, lì dove l’orrenda propaggine l’aveva afferrato, Luigi emise una serie di grida isteriche e borbottii incoerenti. Comprese che la sua sanità mentale stava andando alla deriva; mano a mano che il liquido caustico gli devastava le carni, diffondendo nell’aria un odore di tessuto e carne bruciata, immagini di terrificante suggestività presero forma nella sua mente. Distese infinite di guglie e monumenti ciclopici stagliati contro un cielo scarlatto, illuminato da lune adamantine, enormi masse protoplasmiche brulicanti in spaventose voragini di ghiaccio, battelli carichi di lebbrosi alla deriva in un mare lattescente, sconfinati deserti di sabbia nera attraversati da legioni di esseri macrocefali vestiti di lunghe tuniche policrome...
Con occhi annebbiati dalle lacrime, vide l’uomo del furgone scendere dal posto di guida, malfermo sulle gambe; si massaggiava le tempie con la punta delle dita, piagnucolando:
- Non ci voleva, non ci voleva proprio, arriverò in ritardo, fanculo. Sono solo un servo, un povero servo. Sotot mi punirà, oh, se mi punirà...
L’uomo
uomo?
non muoveva la bocca. La voce proveniva da quegli strani segni sul collo, che ora si sollevavano e abbassavano al ritmo delle parole. Sembravano branchie.
Poi, con uno strattone terribile, Luigi fu trascinato all’interno del furgone. Le gambe gli si spezzarono nell’atroce impatto col paraurti.
Un attimo prima che qualcosa gli troncasse la testa con uno schiocco, si chiese che razza di creatura marina fosse in grado di emettere suoni del tutto alieni al linguaggio umano,
Yaaa’ Ftaghn Rliye!
un’insensata accozzaglia di consonanti e vocali, suonando contemporaneamente un bizzarro flauto nodoso con lunghe dita simili a chele.

Luigi Musolino