Finalmente,
ebbi il coraggio di sferrare un calcio. La colpii tra la guancia e lorecchio
sinistro. Vacillò per alcuni secondi. Cadde in terra emettendo un lungo grido soffocato.
Avevo represso la mia rabbia per troppo tempo. E ogni volta che accadeva, un
surriscaldamento nocivo correva lungo i miei nervi, stringendoli in una morsa che
infastidiva la mia coscienza. Questa volta, limpulso di collera si propagò con
goduria.
Mia madre cominciò a rialzarsi; io la colpii ancora e ancora, disinteressandomi del suo cranio ottuso e svanente. Il mio riso rimbombante raggiunse il diavolo. Mi disse: «Benvenuto! Puoi roteare nei cieli dellinferno».
Studia psicologia dell'infanzia all'università.