Lunedì
- Signor Baldo, io allora vado. Ho lasciato la verdura nel frigorifero, fino alla prossima
settimana si manterrà fresca. Ci sono anche uova e latte a lunga conservazione. Le
bistecche di manzo conviene che le cuciniate entro qualche giorno.-
Baldo ascoltava in silenzio le parole di Agnese, la badante, seduto sulla sua sedia a
dondolo. Si cullava stancamente, assaporando il suono delle assi della veranda che
scricchiolavano ad ogni oscillazione.
- A dimenticavo! Accanto al telefono ci sono i numeri del pronto soccorso e dei
carabinieri, non si sa mai.- aggiunse la donna, congedandosi con un cenno del capo. Scese
i gradini del porticato che conducevano al vialetto di selciato, percorse i pochi metri
che la dividevano dalla strada comunale e si incamminò verso la fermata
dellautobus. La luce del tramonto le allungava lombra sullasfalto.
Baldo respirò a fondo, assaporando laria che sapeva di resina, e sorrise. Non
capitava spesso di rimanere solo e, nonostante i suoi settantanni suonati, era
ancora in grado di cucinarsi una dannata bistecca e stappare una bottiglia di vino. E per
una settimana non avrebbe avuto quella diavolo di Agnese tra i piedi, sempre a dirgli
quello che doveva o non doveva fare. Che se ne andasse allinferno lei e tutti i
burocrati comunisti dellassistenza sociale.
Si voltò verso suo fratello. Si chiamava Buc, anche se il poveretto non ricordava più il
proprio nome da parecchi anni. LAlzheimer lo stava lentamente divorando. Si
dividevano cinque anni, ma avrebbe potuto facilmente mentire aggiungendogliene una
trentina in più e nessuno gli avrebbe chiesto spiegazioni in merito. Buc sedeva sempre
accanto a Baldo nella veranda, a marcire come un vecchio albero barcollante. Di solito era
lassistente sociale che si occupava di lui ma ora che Agnese se nera andata
per una settimana... be, il buon vecchio fratellone avrebbe trascorso qualche salutare
nottata allaperto. Non poteva stare tutto il santo giorno dietro a lui!
Baldo, dal canto suo, non era una maschera di salute, Soffriva dartrosi e aveva seri
problemi di circolazione. Se avesse tolto le ciabatte avrebbe trovato due cotechini al
posto dei piedi. Ciononostante il dolore non lo avrebbe fermato. Era cinque anni che
aspettava quel momento.
Martedì
La parte più difficile fu quando dovette scendere i gradini della veranda. Le gambe gli
dolevano e tremavano ed ogni passo poteva essere lultimo. Se muscoli ed
articolazioni avessero ceduto, sarebbe crollato a terra e lo avrebbe ripescato Agnese una
settimana dopo, le gambe fratturate e i calzoni zuppi di piscio e merda. Per fortuna la
discesa riuscì, così come la ricerca di un vaso abbastanza grande da poterci seminare i
suoi piselli magici. Avrebbe preferito piantarli direttamente nella terra ma non credeva
di possedere la forza per utilizzare la vanga. Il vaso era più funzionale nelle manovre
di irrigazione e poi lui voleva controllare ogni giorno la crescita dei germogli.
Magari anche ogni dannata ora.
Posizionò il vaso in fondo al porticato, cosicché una volta seduto sulla sua sedia
preferita gli era sufficiente voltarsi a sinistra per osservare i suoi piccoli piselli
crescere. Sì, presto il suo desiderio si sarebbe avverato.
Mercoledì
Trascorse tutta la mattina a raccogliere terra dalle aiuole attorno a casa. Utilizzò una
cazzuola e un secchio, racimolati nel capanno degli attrezzi. La salita e la discesa dai
gradini rimase sempre unimpresa, ma quel mattino si sentiva più fresco e motivato.
Impiegò comunque tutta la giornata a riempire il vaso di terra e la sera, esausto, quasi
si dimenticò di bollire un pò di patate per la minestra di Buc.
Mentre pelava i tuberi sorrideva, e non gli riusciva di smettere.
Giovedì
Il giovedì mattina si rivelò particolarmente deludente.
La notte non aveva chiuso occhio, forse a causa dellirrefrenabile eccitazione per
quello che gli aspettava il giorno dopo. Prima di coricarsi aveva recuperato la busta dei
semi di piselli, accuratamente nascosta sotto unasse del pavimento della sua stanza
dal giorno in cui laveva acquistata alla fiera del paese. Ricordava tutto come se
fosse accaduto il giorno precedente. Quella bancarella laveva notata per caso. Il
venditore, un uomo alto e con una folta barba bianca, lo aveva fissato come quando si
osserva una persona che si crede di conoscere o di aver già incontrato. E per Baldo era
stato lo stesso. Avevano discusso amabilmente per oltre mezzora, poi luomo gli
aveva messo nella mano la busta contenete i semi. Sono piselli magici, caro amico.
Seminali soltanto quando non potrai più farne a meno gli aveva sussurrato, come a
proteggere quel segreto dalla folla di gente che ghermiva le bancarelle della fiera. Baldo
aveva nascosto la busta sotto la camicia e ed era rimasto in silenzio per tutto il
pomeriggio. E negli ultimi cinque anni non aveva pensato ad altro, sempre in attesa di
comprendere quale fosse il momento propizio. Poi la malattia del fratello e la vecchiaia
avevano confinato quei semi magici nella periferia dei suoi pensieri. Quella settimana di
solitudine dopo tante sofferenze era un segno.
Scese dal letto che si era appena levata lalba, e con disgusto aveva scoperto che
difficilmente avrebbe potuto continuare la sua opera. Aveva i piedi duri come ciocchi di
legno e percepiva le gambe deboli come quelle di uno spaventapasseri.
Così rimase tutto il giorno in compagnia del fratello, raccontandogli vecchie storie di
giovinezza, quando insieme andavano a pescare al torrente o cercavano lombrichi da
lanciare alle galline nel pollaio del padre. E ogni qualvolta ne sentisse il bisogno,
portava la mano alla cintola dove era custodita la busta di semi, come un ex sceriffo che
porta sempre con sè la fedele pistola dordinanza.
Avrebbe dovuto cambiare la biancheria del fratello ma non se ne ricordò, in fondo la sua
vita era già stata tribolata e volevo godersi un pò della vecchiaia che meritava. E poi
la puzza che si levava dai calzoni di Buc non era ancora così opprimente.
Venerdì.
Alle nove della mattina di una tiepida giornata di giugno Baldo aveva terminato la sua
opera. Annaffiò quanto bastava la terra seminata, sorrise soddisfatto e andò a svegliare
Buc. La sera prima aveva deciso di farlo dormire nel letto e intendeva accompagnarlo in
veranda per annunciargli la lieta notizia.
Lodore di feci aveva già invaso la camera da letto ma Baldo non se ne preoccupò.
Scortò il fratello alla sedia, parlandogli nelle orecchie come potrebbe fare un angelo
custode.
- Ho una sorpresa per te fratellone - sussurrò - ho piantato i piselli magici! Non sei
curioso di scoprire che accadrà? Secondo me arriveranno buone novelle. Forse starai
meglio anche tu.- Buc continuava ignaro il viaggio nel suo mondo senza memoria, come un
manichino trasportato da una vetrina allaltra.
Trascorsero tutto il pomeriggio in veranda e Baldo non toglieva lo sguardo dal suo vaso,
sempre in attesa dei primi germogli. Era sicuro che sarebbero nati il giorno stesso. Erano
magici.
Verso il tramonto si udirono grida di felicità. Buc continuò a non muoversi, lo sguardo
perso nella poca luce che andava piano piano spegnendosi. Baldo, al contrario, rimase fino
a tarda sera davanti al suo vaso ammirando le punte verdi che sbocciavano dalla terra
umida. Stavano nascendo per davvero.
Sabato
Non dormì, o almeno cosi credette. Rimase in quel corridoio buio e inodore chiamato
dormiveglia per tutte le ore trascorse nel letto. Quando si alzò e si diresse al vaso,
neanche notò Buc, ancora abbandonato alla vecchia sedia.
Le piante di piselli magici erano cresciute più di due metri e le cime già si piegavano
contro il soffitto della veranda. Altre ramificazioni si sviluppavano più basse, uscendo
dal perimetro del vaso e invadendo il pavimento di legno.
- Urca - bofonchiò Baldo, stupefatto come un indigeno che vede per la prima volta la
neve. Enormi baccelli verde smeraldo pendevano dai fusti come palline di Natale.
Verso mezzogiorno gran parte del lato est della veranda era completamente ricoperta da
rampicanti, ricchi di foglie e baccelli grossi come mazze da baseball , che creavano una
sorta di caverna verde dove il vaso fungeva da tesoro, quasi del tutto irraggiungibile.
Un forte odore di umidità invadeva la casa.
Alle sei del pomeriggio i rampicanti avevano ormai raggiunto la sedia di Buc.
Alle otto, mentre Baldo era in cucina a pelare le patate per la zuppa, il tenero fusto di
un rampicante iniziò la lenta risalita lungo le gambe del fratello malato.
- Credo che sia magia, sai?-
Baldo spingeva debolmente sulle punte dei piedi, cullandosi sulla sedia a dondolo. Il sole
era ormai un vago ricordo fatto di sfumature rosse e arancioni allorizzonte.
Si voltò verso Buc. Le foglie e i fusti dei piselli magici ne celavano completamente ogni
parte umana, rendendolo una sagoma ricoperta di verde. Baldo sorrise, si asciugò il
sudore sulla fronte, e si bloccò. Un timido rampicante stava strisciando accanto al suo
piede. Un altro fusto gli accarezzò lorecchio.
- Voglio che lo sia. Non potrebbe essere altrimenti.-
Domenica
Agnese scese dallautobus, dirigendosi verso la casa dei fratelli. Camminava
speditamente nonostante la pesante valigia. Era la prima volta che si assentava una
settimana intera ed era parecchio preoccupata. Di sicuro avrebbe trovato la cucina in
condizioni pietose, e non intendeva immaginare il bagno e... non era ancora giunta davanti
al viottolo daccesso che strillò come mai aveva fatto. Mollò la presa sulla
maniglia della valigia, che cadde a terra con un tonfo ovattato.
Poi svenne.
Davanti a lei, sotto la veranda, immersi in una foresta di baccelli di piselli e rami che
rivestivano tutta la casa, giacevano due sagome umane sedute sulle loro sedie preferite.
E pareva che sorridessero.