Carlo uscì
dallufficio verso le 20.30. Sua moglie lo aveva avvertito che sarebbe rientrata
tardi per una cena di lavoro, così si fermò a prendere una pizza dai cinesi sotto casa.
Appena aprì la porta della sua abitazione sentì un odore strano, non fortissimo, ma
fastidioso: odore di un qualcosa andato a male. Accese le luci, appoggiò la pizza sul
tavolo in cucina e controllò nel frigorifero, ma a parte un cartoncino di latte fresco
scaduto il giorno precedente non trovò nulla che emanasse quellodore. Aprì le
finestre per fare entrare dellaria fresca e si diresse in camera per cambiarsi: non
sopportava più la cravatta e la camicia che indossava dal mattino e non vedeva lora
di infilarsi una t-shirt e i calzoni della tuta.
Si stava sfilando la cravatta quando locchio gli cadde sul copriletto dalla parte di
sua moglie: era stropicciato, come se qualcuno ci si fosse sdraiato sopra. Avevano rifatto
il letto quella mattina lui e Giada ed erano poi usciti assieme. Sua moglie era fissata
con il tirare le lenzuola per bene, senza lasciare neanche una piega. Forse era passata da
casa prima di andare fuori a cena e si era sdraiata un attimo per riposarsi. Mentre stava
osservando il letto squillò il cellulare. Era Giada.
- Pronto?
- Ciao amore! Sei a casa?
- Ciao piccola. Sì, sono appena arrivato. Stavo per mangiarmi una pizza. Tu?
- Siamo appena arrivati al ristorante... non ne ho voglia per niente. Spero che non vada
per le lunghe... mi aspetti?
- ... dipende a che ora rientri. Sono a pezzi e non so se riesco a non addormentarmi.
- Bè... se stai dormendo magari provo a svegliarti...
In quel momento suonò il telefono di casa.
- Giada, aspetta un attimo: sta suonando laltro telefono.
Carlo cercò il cordless (che non era mai al suo posto), seguì il suono e lo trovò
in bagno.
- Pronto?
La voce che sentì dallaltra parte gli raggelò per un attimo il sangue. Era
simile a quella di sua moglie (e non poteva essere lei, visto che in quel momento ci stava
parlando al cellulare), ma tremolante e leggermente più acuta. Spesso Giada si divertiva
a fare la parte della vecchietta rimbambita. Anzi, rimbambolita, come diceva
lei. E la voce al telefono sembrava proprio quella. Ma quello che lo colpì furono le
parole.
- Ciaaoo amoooore! Sei a caaasa?
Carlo guardò il cellulare che teneva nellaltra mano. Il display segnava la
chiamata in corso GIADA CELL - 1 min. e 6 secondi. E sentiva la voce di
sua moglie che stava urlando:
- Un attimo! Arrivo subito! CARLO!! CARLO!!! CI SEI?? DEVO ANDARE!
Carlo rispose velocemente a sua moglie dal cellulare.
- Un attimo Giada. Aspetta!
Riprese il telefono di casa.
- Pronto, ma chi parla? Credo che abbia sbagliato num...
Quella voce tremolante lo interruppe.
- ... aspettaaamiii. Sto arrivaaandooo..
Poi il rumore della chiamata terminata. Riprese il cellulare
- Giada, sei ancora lì?
- Sì, ma ancora per poco. Mi stanno chiamando. Chi era?
- Ma che ne so. Sembrava la voce di una vecchia. Tipo la tua quando fai la voce da
vecchietta rimbambita...
- Come queeesta vooce? Guaarda che noon soono riimbambolitaa...
A Carlo venne un brivido lungo la schiena.
- Sì... cavoli, una voce molto simile...
- Caaarlooo...
- Smettila Giada
- Va bene... devo andare, mi stanno chiamando
- Giada?
- Sì?
- Ma sei ripassata da casa oggi?
- No, perché?
- Mah... niente. Pensavo. Buona serata
- Buona pizza! Ciao.
- Ciao. A dopo, se riesci a svegliarmi...
- Ci riuscirò, so come farlo...
Finita la telefonata tirò il copriletto per sistemare le pieghe e sentì ancora
quellodore strano. Avvicinò il naso al letto e annusò: gli venne un conato di
vomito. Era il copriletto che puzzava di marcio.
- Ma cosa cavolo ci è caduto sopra? - pensò. Tolse il copriletto e lo
infilò nella lavatrice. Anche le lenzuola avevano uno strano odore, così decise di
cambiare anche quelle. Poi finalmente mangiò la sua pizza, accompagnata da un paio di
birre, davanti alla televisione.
Stava guardando su una tv privata un programma sportivo di quelli in cui riescono a
parlare di calcio 24 ore al giorno anche quando non ci sono partite, quando di colpo la
televisione si spense. Spesso capitava che il telecomando si infilasse fra i cuscini del
divano e muovendosi si schiacciava qualche tasto. Ma il telecomando era proprio davanti a
lui, sul pouf dellIkea che usavano come poggiapiedi. Allungò la mano per prenderlo
e in quel momento lo stereo, che era sempre sintonizzato su un canale di musica rock, si
accese al massimo volume. Carlo fece un balzo dallo spavento e rovesciò un po di
birra sul divano.
- Ma che cazzo...
Dalle casse del suo impianto dolby surround uscivano le note di The call of
Ktulu un brano strumentale dei Metallica ispirato da un racconto di Lovecraft.
Il suono dei bassi sparati a quel volume fece vibrare per un attimo le finestre della
sala. Carlo si precipitò a spegnere lo stereo. Non passarono neanche due minuti che
suonarono alla porta. Prima di aprire guardò dallo spioncino. Era il suo vicino che si
lamentava per il rumore. Aprì, si scusò, chiuse la porta e si preparò per andare a
dormire.
Verso le 22.00 era già nel letto, e si addormentò subito. Fece un sogno in cui rivisse
quello che era successo poco prima: la tv che si spegne, la radio che si accende di colpo,
il campanello della porta che suona. Ma nel sogno quando guarda dallo spioncino non vede
nessuno. Però sente una voce. La voce tremolante della telefonata:
- Sooonooo arrivaataaa! Sonoo qui per teee, CAARLOOOOOOO! CAAARLOOOO! - Nel sogno
Carlo inizia ad urlare.
Si risvegliò completamente sudato nel buio totale. Lunica luce era il led della
sveglia sul suo comodino che segnava le 00.30. Aveva il respiro affannato e nella sua
testa continuava a sentire quella voce che ripeteva il suo nome. Era sdraiato su di un
lato, rivolto verso il muro. Era pietrificato dal terrore per il sogno appena fatto e non
riusciva ancora a muoversi. Fortunatamente sentì dietro di lui la presenza di sua moglie:
il suo braccio stava cingendo il suo petto. Non laveva sentita rientrare. Udiva il
suo sbuffo, a metà tra il russare e il respiro profondo. Prese la sua mano tra le sue e
la sentì gelida: Giada aveva sempre le mani e i piedi freddi.
Stava per riaddormentarsi, quando sentì un rumore provenire dal corridoio. La loro camera
da letto era di fianco al bagno. Sulla parete che li separava, in alto, cerano due
finestre lunghe e strette: siccome il bagno originariamente era senza finestre, le avevano
fatte mettere in modo che il bagno prendesse luce dalla camera. E da quelle finestre Carlo
vide la luce accendersi.
Era ancora in quello stato di semi-incoscienza in cui ci si ritrova dopo un risveglio
brusco a causa di un brutto sogno.
- E se sto ancora sognando? - pensò Carlo - Magari sto sognando di essermi
risvegliato, ma sono ancora nel mezzo dellincubo di prima... e adesso sentirò dal
bagno quella cazzo di voce che mi chiama... - . Si accorse che stava tremando.
- Però se non sto sognando e sono sveglio allora vuol dire che cè qualcuno in
casa... ho lasciato la finestra della sala aperta... potrebbero essere entrati dei ladri
da lì...
Il torpore stava svanendo e capì di essere completamente sveglio.
- Giada..., Giada, svegliati... cè qualcuno in casa... - sussurrò a
sua moglie. Ma continuò a sentire il suo respiro profondo dietro di lui, la sua mano
fredda ancora appoggiata al suo ventre. Doveva fare qualcosa: non riusciva più a starsene
immobile nel letto. Doveva reagire. In certe situazioni non si riesce a ragionare. Si
agisce di impulso.
- Forse se mi sentono si spaventano e scappano - pensò. Così prese un
po di coraggio e urlò:
- Chi cè!!?? Chi cè nel bagno!!???
Quando giunse la risposta Carlo capì la differenza tra paura e terrore. Il vedere la
luce del bagno accendersi provocò in lui paura. Paura che ci fossero dei ladri in casa,
nella stanza a fianco. Il sentire la risposta che arrivò provocò terrore allo stato
puro. Terrore di qualcosa che non solo non sai cosa o chi sia, ma che ti sta abbracciando,
e a cui stai tenendo la mano tra le tue.
La risposta dal bagno arrivò dalla voce di sua moglie:
- Amore, sono io... scusami... ti ho svegliato?
Era la voce di Giada, senza alcun dubbio. Lei era nel bagno. E allora chi era nel suo
letto, che lo stava abbracciando in quel momento?
La luce passava dalle finestre e illuminava leggermente la stanza. Carlo sentiva ancora
dietro di lui il respiro profondo, e aveva tra le sue mani quella gelida di chi era dietro
di lui. Iniziò a voltarsi lentamente e mentre si girava risentì nella sua mente la voce
che aveva sentito al telefono:
- ... aspettaaamiii. Sto arrivaaandooo...
E quella dellincubo avuto poco prima:
- Sooonooo arrivaataaa! Sonoo qui per teee, CAARLOOOOOOO! CAAARLOOOO!
Allimprovviso capì. Quella voce non era come quella di sua moglie che imita una
vecchia.
Era come la voce di una vecchia che imita quella di sua moglie.
Il tempo si era quasi come fermato. Gli sembrò di metterci un eternità a girarsi. Sentì
ancora lodore di marcio che aveva percepito rientrando in casa. Il respiro profondo
al suo fianco si fermò e anche il suo cuore smise di battere per qualche secondo quando
sentì di fianco a lui quella voce che sussurrava il suo nome.
- CAARLOOOOOOO... CAAARLOOOO...! Sonoo qui per teee
Ancora prima di vederla in faccia capì chi cera nel suo letto: la donna più
vecchia del mondo. E stata chiamata in diversi modi dalle varie culture del nostro
mondo: Yama, Enma, Thanatos, Giltinè, Memitim, Azrael... ma per noi è sempre stata la
donna il cui compito è di portare gli esseri vivi al regno dei morti.
Giada si stava lavando i denti quando sentì un urlo agghiacciante provenire dalla camera
da letto. Le venne la pelle doca. Non aveva mai sentito Carlo urlare in quel modo.
Si precipitò subito in camera e quando entrò trovò suo marito immobile, girato verso il
centro del letto, con un'espressione di terrore sul viso che non dimenticò mai. Gli occhi
erano sbarrati, fissi verso il suo cuscino. Una mano era allungata sul letto, come se
stesse cercando di allontanare qualcosa o qualcuno. Giada iniziò a piangere. Chiamò un
ambulanza, ma capì subito che ormai non cera più nulla da fare. Infarto dissero i
medici.
Giada non riuscì mai a spiegarsi due cose: il letto dalla sua parte era tutto
stropicciato, come se qualcuno ci avesse dormito. E Carlo aveva i capelli completamente
bianchi.