Mi sono
sempre sorpreso di quanto sia luminosa la luna piena.
Le notti di plenilunio mi hanno sempre infuso un senso di serenità, di pace, qualcosa di
veramente raro nella mia vita passata. Non potevo però certo immaginare ciò che mi
aspettava quella particolare notte di settembre.
Una lieve e piacevole brezza mi accarezzava il volto e ammiravo tranquillo il paesaggio
illuminato dalla luce lunare, quando allimprovviso mi sentii stringere al collo e
quasi soffocare, cominciai a vedere punti luminosi agitarsi nel mio campo visivo e
cominciai a tremare violentemente.
Un colpo secco allo stomaco, seguito da crampi violenti, gli occhi carichi di lacrime, il
terrore assoluto e la sensazione, la speranza di perdere i sensi.
Un altro, lennesimo attacco, il quarto della giornata e non ero nemmeno uscito di
casa.
Fino a allora non ero nemmeno riuscito, a differenza di molti altri, a provare odio contro
questo male, perché cercavo invano di razionalizzarlo e considerandolo come una cosa
priva di volontà propria non potevo odiarlo, almeno non più di come potrei odiare un
fulmine o la pioggia.
Gli attacchi erano sempre stati refrattari a ogni genere di cura, solo i sedativi
fornivano un temporaneo sollievo, ma la dose doveva aumentare sempre più col passare del
tempo e in quella notte forse esagerai, superai una soglia critica mischiandoli con altri
farmaci.
Niente di letale comunque e in ogni caso di certo ormai non mimportava più.
Corsi in bagno per vomitare, come accadeva durante ogni attacco, ma cominciai
improvvisamente a sentire un insopportabile e martellante dolore alla testa, che fece
cessare la nausea e crebbe dintensità un istante dopo laltro.
Quasi sopraffatto dal dolore afferrai la testa con entrambe le mani e dopo qualche istante
avvertii con i mignoli qualcosa dincredibile. Sgomento sentii con entrambe le dita
che unarea circolare proprio in mezzo alla fronte, del diametro di forse tre o
quattro centimetri, cominciava a cedere.
Istintivamente premetti con forza e con stupore e orrore indescrivibili vidi riflesso
nello specchio del bagno aprirsi un buco in mezzo alla mia fronte, da cui fuoriuscì con
violenza una massa di materiale bianco-giallastro, pus o chissà che altro, misto a sangue
scuro, e poi vidi... linterno della mia testa.
Vidi unampia cavità allinterno della massa cerebrale, che aveva assunto un
colore violaceo e vagamente luminescente.
Era tutto così tremendamente assurdo e disgustoso, ma più di tutto lo era quello che
vidi in fondo alla cavità: una massa globulare e pulsante, di colore nero e che con
qualcosa di simile a tentacoli gelatinosi sinsinuava in ciò che rimaneva di
entrambi gli emisferi cerebrali. Quella cosa mi parlò, ma non con un qualche tipo di
suono reale, le parole fluivano direttamente nella mia mente, o in ciò che ne rimaneva: -
Alla fine ci siamo incontrati per così dire di persona, umano. Ora non è più necessario
lottare, abbandonati a me e non soffrirai mai più, non proverai dolore o tristezza,
disperazione o panico, solo piacere. Inonderò il tuo cervello con endorfine ogni volta
che vorrai.
Ero sempre più sconvolto da tutto quello che stava avvenendo, così assurdo, ma al tempo
stesso così apparentemente reale e non posso nemmeno dire che rimasi, almeno
inizialmente, del tutto indifferente a quelle deliranti, quanto affascinanti promesse, ma
ciò che mi lasciò realmente sconcertato più di tutto il resto, fu ciò che percepivo in
quellessere, quellentità o qualunque disgustosa cosa fosse.
Eravamo in uno stato di profonda simbiosi e riuscii a percepire chiaramente in Lui
qualcosa che ero certo non avesse mai provato prima: la paura.
Attesi qualche secondo, non perché fossi più realmente allettato da quelle che mi
apparivano sempre più solo come vane promesse di quellabominio, ma perché compresi
infine che allorigine di tutta la mia sofferenza, la mia disperazione doveva esserci
quellorribile, quanto assurdo essere e desideravo intensamente che potesse soffrire,
provando fino in fondo quella per lui nuova emozione, che aveva inflitto forse non solo a
me, ma a milioni di poveri esseri diversi.
Poi, finalmente soddisfatto da ciò che percepivo in Lui, ebbi chiaro che cosa dovevo
fare. Corsi in cucina, udendo il surreale fruscio dellaria che fluiva nella mia
testa e mentre il tono delle parole della Creatura diveniva prima sempre più
condiscendente e poi sempre più rabbioso, afferrai una forchetta e corsi nuovamente in
bagno di fronte allo specchio, ancora sporco di schizzi di sangue e pus.
- Che diavolo vuoi fare, miserabile grumo di polvere di stelle? Rimane ben poco del tuo
inutile cervello e ciò che ne rimane è marcio. Senza di me sei solo carne morta! -
disse, minacciandomi per lultima volta.
Non ascoltai le sue parole, non avevo più paura per la prima volta nella mia vita.
Cera solo rabbia finalmente. Infilai la forchetta nella cavità cranica, infilzai
quello schifoso globo gelatinoso, lo strappai via dalla mia testa e lo gettai a terra.
Cominciai a sentirmi debole e ebbi la sensazione di essere sul punto di svenire, ma potei
ancora percepire le ultime suppliche di quella cosa sul pavimento, come uneco
lontano e furono come musica per le mie orecchie.
Prima di svenire raccolsi le mie ultime forze e spiaccicai con un piede quella specie di
lumaca nera. Vidi un piccolo sbuffo di fumo bianco sprigionarsi dal pavimento, come se ci
fosse finito uno schizzo di acido concentrato, poi rialzando il piede vidi che quella cosa
era scomparsa, lasciando come unica traccia una leggera abrasione, simile a un frattale,
sul pavimento.
Poi finalmente cedetti e calarono le tenebre.
Quando mi risvegliai disteso sul pavimento, la prima cosa che feci istintivamente fu di
tastarmi la fronte certo, per quanto assurdo, di trovarci un buco, ma ovviamente non
trovai nulla di strano, nemmeno quando rialzatomi in piedi con un gran mal di testa mi
esaminai accuratamente la fronte allo specchio.
Daltra parte non bisogna essere un medico, pensai, per capire che con buco nella
testa non mi sarei mai risvegliato.
La notte appena trascorsa era stato però tutto fuorché normale. Ancora adesso non so
dire se si trattò di una qualche complessa e realistica allucinazione causata dal mix di
farmaci che assunsi o qualcosa di più.
Quel che è certo e veramente importante, è comunque che da quella notte, qualsiasi cosa
sia realmente avvenuta, lincubo degli attacchi di panico è definitivamente cessato
e ora posso vivere di nuovo.
Finora non ho mai parlato con nessuno di quella notte, per evidenti motivi, però oggi ho
deciso di scrivere cosa è successo, o credo sia successo e non per caso.
Questa mattina, spostando un mobiletto in bagno ho intravisto su una mattonella, con un
intenso brivido che mi ha percorso la schiena, una lieve abrasione, quasi invisibile, ma
terribilmente familiare. Forse era lì già da molto prima di quella notte, lavevo
già notata distrattamente ed è per questo che era stata inclusa nella mia notte
allucinogena.
Oppure devo solo smettere di razionalizzare anche ciò che non è possibile.