Si è
addormentato per un po; se ha sognato qualcosa, non se lo ricorda. Riapre gli occhi
sonnolenti piano piano, quasi abbia paura che la pace incantevole che lo circonda possa
dissolversi come un bacio rubato nel buio.
Attraverso le palpebre socchiuse non vede altro che una meravigliosa oscurità, con il
rumore lieve e continuo del motore che lo culla nel dormiveglia, mentre il sonno lo
accoglie nuovamente nel suo abbraccio tiepido e rassicurante. Si sente così stanco... i
cuscini sono morbidi, profumano di incenso.
Il... dolore...
... che... dolore... che... insopportabile! Costretto nella
stessa posizione da troppo tempo, sente le giunture avvinte da placche metalliche roventi
e ricoperte di spine, i polmoni gli bruciano in un incendio infernale per la mancanza di
ossigeno, il freddo continuo lo avvinghia tra le proprie spire di crudele serpente;
tenebre e silenzio lo avvolgono e mutilano con i loro artigli.
Un grido silenzioso gli nasce nel cervello senza poter sfociare dalle labbra serrate, e
percorre le pareti del suo cranio con orribili zampe di ragno.
Grida. Grida senza emettere un suono mentre i vermi divorano le parti molli di quello che
era il suo corpo, grida la sua frustrazione a un mondo che non può più udirlo e che
lha sepolto insieme al dolore per la sua morte.
Tocca a tutti, prima o poi. Dormite tranquilli.