Entrò
scrollandosi l'acqua di dosso. La casa era meno peggio di quanto si aspettasse. Vecchia,
certo, polverosa, certo, con un odore di muffa e di qualcos'altro, ma tutto sommato non
era male. C'erano ancora dei mobili, perfino.
Decisamente meglio del ricovero, pensò.
Si sentì a casa. Fece un giro tra le stanze, finché, al piano di sopra, ne trovò una
con un grande letto polveroso. Aveva dormito in posti peggiori. Si stese. Era comodo. Solo
quel ritratto che aveva davanti, con mamma, papà e bambino, che lo guardavano ridendo. Un
sorriso strano, che sembrava brillare di una luce sinistra. In quel quadro qualcosa non
andava.
Si girò dall'altra parte e si addormentò.
Si svegliò, qualche ora dopo. Il temporale si era placato. Il ticchettio della pioggia
era stato sostituito da un inquietante lamento.
Ne aveva sentite, di storie, su quella casa. Storie di vampiri, soprattutto. Gli avevano
detto che i vecchi proprietari andavano in giro solo di notte. Gli avevano detto tante
altre cose, che preferiva non ricordare. Ma tanto a quelle storie lì mica c'aveva mai
creduto. E poi, qualunque inferno vi avesse potuto trovare non avrebbe potuto essere
peggiore di quello che si stava scatenando di fuori. Di fuori, stava venendo giù il
cielo.
Chi c'è? urlò, senza risposta. Tutte le storie che aveva sentito gli si
rovesciarono addosso facendolo sudare, nonostante il freddo pungente. Si alzò.
Il lamento continuava.
Lo seguì per il lungo corridoio, finché arrivò a quella che una volta era stata una
cameretta. Il lamento era sempre più vicino. Abituò la vista all'oscurità. Il cuore gli
stava esplodendo nel petto.
Ma poi, in un angolo, lo vide. Tirò un sospiro di sollievo. Lo guardava, dal basso verso
l'alto, con sguardo innocente.
Un bambino, si disse. E' solo un bambino.
Poi il bambino sorrise.