Mi svegliai
impiegando pochi attimi. Provai a muovere i piedi per cambiare posizione e li trovai
bloccati da un peso indefinibile. Non appena gli occhi si abituarono alla luce soffusa
dellalba vidi chiaramente lombra seduta proprio sui miei piedi. E riconobbi
lospite indesiderato. Con il viso giallastro. Senza capelli. Respirava a fatica.
Persi la facoltà di parlare. Il fiato strozzato mi impediva qualsiasi reazione. Una
macchia nera a forma di uomo allungò le braccia fin quasi a sfiorare la punta del mio
naso. Vidi lunghe dita divaricarsi a pochi centimetri dalle mie pupille. Pochi giorni
prima lombra mi aveva aggredito con un arnese simile ad un attizzatoio. Munch vuole
uccidermi anche oggi, pensai. Il viso deforme mi sorrise spalancando una caverna
irregolare senza denti. Provai a muovere le braccia per fermare i movimenti
dellombra ma il terrore mi impediva di portare a termine ogni iniziativa razionale.
Iniziai a urlare.
Il dottor Benton entrò di corsa nella mia stanza accendendo la luce. Lambiente mi
sembrò profondamente diverso da come lavevo lasciato la sera prima. Quando si
accendono le luci la realtà assume contorni nuovi.
Che succede, Willard?
Dottore... ansimai.
Come si sente?
Mi sentirò meglio quando vi deciderete a chiudere a chiave la porta della
stanza! gridai.
Il dottor Benton annuì guardandosi la punta delle scarpe.
Hai ragione, Willard. Ho parlato con Munch un paio di giorni fa e mi aveva
assicurato che si sarebbe comportato bene. Non possiamo fidarci davvero di nessuno
disse lui accennando un sorriso.
Che non succeda mai più, intesi! sbraitai.
Daccordo, Willard. Ora torna a dormire. Tra poco comincia unaltra
giornata.
Voltai lo sguardo verso la porta della mia stanza e lo vidi. Mi guardava. Teneva le mani
appoggiate alle guance e urlava. Nessuno poteva sentirlo.