La cena

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

S'intravedeva il sole tramontare e qualche pipistrello svolazzare. Non so per quale oscura ragione il mio cammino venne intralciato. Mi ritrovai in quell’orrido antro. C’era una sola finestra, oscurata in parte dall’edera arrampicante. Lei era lì, mi osservava. I raggi rossastri del sole le illuminavano il mostruoso volto. Si accingeva a pronunciare parole di una lingua a me sconosciuta... e la notte scendeva.
Le ragnatele riempivano gli angoli della fredda stanza. Dalle fessure del muro sbucavano indisturbati ratti dall’aspetto mostruosamente trasformato dal buio. Piccole scintille provenienti dal calderone colorivano pian piano quel che lei chiamava cena. Quella misteriosa donna continuava a ridere tra le sue labbra. Sembrava divertirsi molto nel punzecchiarmi con quell’ago lungo e arrugginito, dai cui spigoli gocciolava il mio caldo sangue... e la notte scendeva.

Il suo sguardo improvvisamente cambiò. Il suo volto irradiava tremenda freddezza. Una nube di fumo si sollevò dal calderone, prese forma in aria e velocemente mi avvolse. L’oscura dama ricominciò a ripetere strane e incomprensibili formule. Iniziai a volteggiare in aria. Vibrava in me la sua risata beffarda e mostruosa... e la notte scendeva.
La nube mi avvicinava sempre più al calderone, laddove galleggiavano strani frantumi di carne in un liquido verdastro. Iniziai pian piano ad entrare in quell'orribile pentola. Mentre annegavo in quel viscidume compresi che ormai era notte fonda. In un attimo le immagini più significative della mia vita mi passarono davanti, velate dalle mie stesse lacrime. Provai invano di allentare quella stregata presa, ultime forze sprecate. Ero affannato. Ero terrorizzato. Il viscidume mi sommergeva, davanti a me un’annebbiata visione di quell’orrenda strega che mi stava uccidendo. Esalai il mio ultimo respiro e sprofondai nel calderone. Bocca e occhi ben serrati. Sentivo le braccia venire meno. Nella mia tomba i ricordi del mio ultimo Halloween.

Giuseppe Guardato

Mi chiamo Giuseppe Guardato, vivo in un piccolo paesino alle falde del Vesuvio, Ottaviano. Nella vita studio al liceo scientifico e mi dedico alle arti drammatiche e cinematografiche. Ho recitato da protagonista in un cortometraggio e in futuro mi dedicherò professionalmente alla cinematografia. Nel tempo libero adoro scrivere e leggere, mi piacerebbe pubblicare qualcuno dei miei libri scritti finora; mi dedico al giornalismo settimanalmente con la mia parrocchia e con la scuola. Nel campo sportivo ho giocato per due anni a pallavolo in serie C. Ho preferito abbandonare per ampliare i miei studi scolastici e dedicarmi al teatro. Parlo inlgese, francese e spagnolo.