Notte di
Halloween. Nevica da ore sulla cittadina di Nowerville. La bufera e loscurità
inghiottono in crescente solitudine la misera casa di mattoni rossi sulla collina, nelle
vicinanze del cimitero.
Agatha se ne sta accucciata sul letto aspettando invano, alla vaga luminosità dei tizzoni
nel caminetto quasi spenti, che sua madre Melissa si rianimi: tornata dal cimitero in
quella gelida mattina, si è distesa lì, occhi capovolti al soffitto, bocca deformata in
muto urlo dangoscia; dal collo rivi di sangue rappreso fluiti dal morso di una delle
maledette salme erranti dal confinante sepolcreto. Nella fantasia puerile dei quattro anni
di Agatha quello è posticcio sciroppo di fragole.
- Mamma, alzati! - piagnucola spesso la piccola ignara di non poter ricevere risposta.
Di colpo la carcassa scoperchia le cavità oculari voltandosi in unocchiata
infernalmente assassina verso Agatha che inizia a scappare impaurita: crede la mamma
arrabbiata con lei, ma quel mostro ormai non è più Melissa.
Laberrante creatura si precipita malamente giù dal letto scrocchiandosi
allattaccatura del braccio sinistro, insegue furiosamente la bambina lungo tutta la
strettoia dello scuro corridoio, arto spezzato penzolante, sbraitando in fameliche grida.
Agatha scende carponi le buie scale della cantina, si nasconde in un vecchio armadio di
legno tremando di freddo, fame e paura.
Putiferio di passi inumani, oggetti sfasciati, poi un tonfo, infine funesto silenzio.
Agatha lascia il suo nascondiglio, scala nel buio fino a spuntare in sala: dalla vetrata
il riverbero di unapparsa luna piena rosso sangue le mostra il corpo di sua madre
riverso sul tappeto purpureo, color cenere a quella luce. La bimba si avvicina
ingenuamente. Allimprovviso il cadavere si rialza, la afferra, la divora in
insaziabili animaleschi bocconi.
Di Agatha sono rimaste soltanto infantili ossa sul tappeto tornato vermiglio al chiarore
della fredda alba di quel primo giorno di novembre.