- Alan, tocca a te. Muoviti, perdio! -
- Eccomi mister -
Alan entrò nello spogliatoio dirigendosi con passo rapido verso la parte opposta della
stanza. Era lì che facevano liniezione. Osservò senza fiatare i compagni che si
erano già sottoposti al trattamento, seduti sulla panchina e in attesa della mutazione.
Il mister lo guardava impaziente, la siringa pronta tra le dita. Si sedette sullo
sgabello, raggomitolò la manica della casacca fino sopra il gomito e strinse il pugno. La
vena che gli correva lungo il braccio si gonfiò immediatamente.
- Farà male, mister? -
- Nè più nè meno quello che hanno sentito gli altri - rispose corrucciato
lallenatore.
- Ma è sicuro che sia lunico modo? Siamo i più forti della galassia, è quattro
anni che non perdiamo una partita. -
- Ragazzo mio, hai una minima idea di che cosa affrontiamo oggi? -
Il ragazzo abbassò lo sguardo e rimase in silenzio. Lo sapeva.
Il mister gli afferrò il braccio e procedette con liniezione. Leffetto aveva
inizio immediato e Alan aveva il tempo necessario per andarsi a sedere a fianco dei
compagni. Alcuni di loro erano già allultima fase. Joan, il portiere, stava
crescendo a vista docchio e già sfiorava il soffitto con la testa. Gli porsero i
guanti, larghi almeno cinquanta centimetri, e lo accompagnarono fuori.
Alan si infilò gli scarpini. La sua vista andava migliorando esponenzialmente, poteva
percepire il battito cardiaco dei compagni, le loro paure e le loro potenzialità in zona
gol. Conosceva tutto di loro e a breve sarebbe riuscito a leggere nellimmediato
futuro. Ogni azione di gioco non avrebbe avuto più segreti per lui. Doveva guidarli.
Rabbrividì.
Fuori, sul campo da calcio, li attendevano gli alieni. Erano mostruosamente potenti,
veloci e abili. Però gli umani ce lavrebbero messa tutta pur di vincere e salvare
la Terra.