I piedi nudi toccarono il parquet che rivestiva il pavimento della sua camera. Qualcosa laveva svegliata, una risata? Forse aveva solo sognato ma, il suo istinto le impose di alzarsi per andare a vedere. Aveva la pelle doca sotto la vestaglia sottile. La sua mano seguiva le imperfezioni della parete del corridoio. Non voleva accendere la luce. Di nuovo quel suono, sì, era una risata. Chi era entrato in casa sua? I suoi sensi completamente destati ora dal sonno, le procurarono un tremore. Le sue dita si strinsero intorno al corrimano della scala. Scese un passo alla volta. Incerto come quello di un condannato. Udiva un respiro che non era il suo. Un lezzo che non era descrivibile aggredì le sue narici. Qualcosa si stava muovendo nel salotto. Listinto di urlare domato a stento. La smania di accendere la luce abortita. Se fosse riuscita a raggiungere lingresso, avrebbe brandito un ombrello come se fosse stata la migliore arma. Poteva farcela?
Che cosera quellessere deforme che occupava lo spazio tra il divano e la scrivania? Non aveva mai veduto lo scempio di un corpo umano, una figura a tal punto torturata. Ripugnante quella pelle che non riusciva a nascondere i muscoli e le ossa. Oltraggiose quelle dita che non riuscivano ad afferrare. Abbacinanti quegli occhi che distorti frugavano intorno. Lo scalino sotto il suo peso scricchiolò. Il cuore le si fermò nel petto. Listinto fu quello di scappare ma, non aveva più le gambe. Come un filmato mandato avanti velocemente, vide quella cosa venirle incontro, la ripugnante bocca aveva squarciato la sua carne, spezzato le sue ossa. Non urlò, tutto era avvenuto troppo velocemente anche per percepire del dolore. Il suo alito ora si mischiava a quello dellessere. Gli occhi videro ancora il soffitto della stanza e lombrello nella propria mano.