La sveglia
combina trilli e gemiti strozzati.
Nerio si rigira malvolentieri tra le coperte, sbuffa, scalcia e scende dal letto. Si
trascina verso una cucina dominata da un insolito frastuono mattutino, lanciando
unimprecazione per ognuno dei suoi sessantanni.
Il vetro opaco della porta gli offusca la curiosità. Lo spinge con dita incerte, ma una
mano forzuta sigilla il passaggio e gli vieta lingresso.
«No, papà!» È Giorgio, la voce un singulto impiccato. «Non entrare! Scappa!»
Poi il fragore delle corde vocali del figlio gli esplode nelle orecchie, mentre un getto
grumoso colora di rosso la vetrata.
Nerio indietreggia, sbigottito. «G-giorgio?» mormora. In risposta, il lamento di sua
nuora Claudia lo zittisce.
Nerio spalanca la porta, e ciò che vede è un cancro che lo priva di ogni forza.
Affogato in una pozzanghera di sangue, Giorgio ingoia vanamente razioni
dossigeno attraverso i tagli che gli disegnano la gola. Un biscotto si mostra come
funebre reminiscenza della quotidiana colazione.
Accanto a lui, il seggiolone caduto occulta con difficoltà un biberon e macchie di latte
vermiglio. Una manina morente compare tra le assi di legno spezzate. Un biscotto
mangiucchiato scivola via dalle dita ormai inermi.
Bisognoso di una sedia in cui abbandonare la propria volontà, Nerio
cattura un nuovo pianto di Claudia. Segue scie di caffè e briciole, supera il muro
divisorio e trova la nuora vicino al caminetto: sul suo volto, lorrore e la
sorpresa.
Un movimento fugace. Impossibile.
Saldamente ancorato alla donna, un sacchetto di biscotti grondante sangue e umori sembra
ghignare. Dallapertura strappata, una forma di zucchero e farina sovrasta
linguine femmineo. Artigli di pastafrolla fendono la carne, mentre denti di mandorla
le rubano la vita.
E quegli occhi...
Quegli occhi di cioccolato penetrano Nerio come baionette, prima che il pavimento diventi
il suo nuovo letto eterno.