Il dottor Giuliani era di pessimo umore, come sempre quando doveva accertare la morte di un degente. Mancava poco al tramonto, e attraverso le ampie vetrate vide che fuori pioveva. Giunto al termine del corridoio, salì a piedi le scale fino al primo piano, poi aprì la porta che dava accesso al reparto donne. Entrò nella terza cameretta alla sua sinistra. Una debole luce al neon illuminava appena la stanza. La signora Eva giaceva nel letto vicino alla finestra, composta in un dignitoso abito nero. Laltro letto della cameretta non era occupato. Giuliani non chiamò linfermiera in servizio, perché stava somministrando i medicinali agli anziani ospiti. Povera signora Eva, pensò.
Abbandonata in questo istituto da tutti i parenti per più di dieci anni, e poi una
fine drammatica e quasi inspiegabile... Tastò il polso della signora. Il battito
cardiaco era assente, la pelle fredda. Notò che il rigor mortis tardava a sopraggiungere,
ma non vi era dubbio alcuno che la signora fosse morta. Tirò fuori dalla borsa da medico
il certificato, e in fretta lo redasse. Lo appoggiò poi sul comodino, accanto al letto.
Subito dopo uscì dalla cameretta e lasciò il reparto. Ridiscese le scale. In giro non
cera quasi più nessuno. Di là dalle vetrate del corridoio che portava
alluscita era sceso il buio.
<Buonasera dottore,> disse una donna vestita di nero quando Giuliani le passò
accanto. La voce era al tempo stesso dura e melodiosa.
Giuliani si voltò verso la donna. Lorrore gli paralizzò le gambe. Riconobbe il
volto della signora Eva, ma non era più un volto umano. Gli occhi della donna erano due
ipnotici abissi neri e infuocati che spiccavano sul suo pallore cadaverico.
<Un bacio dottore,> disse la donna sorridendogli. Dalle sue labbra spuntarono due
oscene e aguzze zanne da lupo...