Dalla
stanza da letto, Grazia si sposta in soggiorno. Anna dorme da alcuni minuti.
La casa è silenziosa.
Da quando è madre, Grazia si sente fragile. Tutto sembra più minaccioso, pesante; come
se lei stessa vivesse il mondo attraverso i sensi ed il piccolo corpo di Anna.
Con un sospiro, siede davanti alla finestra. Sorseggia una camomilla calda.
Durante la notte, il quartiere è deserto.
Grazia tende le orecchie, ascolta i rumori. Vuole essere sicura che la bimba dorma. Ha
timore che il grosso cane dei vicini cominci ad abbaiare, e la svegli. E già
successo.
Per un secondo, si acciglia. Nella tazza galleggia una grossa luna bianca e distorta.
Grazia solleva lo sguardo verso il vetro, e i suoi occhi incontrano la forma reale
dellastro, bianca e lucente in un cielo senza stelle.
Grazia sente uno strano dolore dentro allo stomaco. Qualcosa come un violento brontolio
che le risale su dalle viscere. Le mani sulla tazza tremano.
Un rumore la costringe a girare la testa. Un gorgoglio. Viene dalla stanza di
Anna: forse si è svegliata.
Appoggiata la tazza, Grazia si solleva e attraversa la porta, in uno svolazzare bianco di
camicia da notte e vestaglia.
Entra nella stanza da letto e si avvicina alla culla. Il dolore allo stomaco è strisciato
nella pancia. Ora tutto il corpo trema, ma Grazia non capisce perché. Il riflesso della
luna le è rimasto negli occhi. Dentro...
Si sente mancare le gambe.
Un odore dolciastro e ferroso le invade le narici, mentre scosta le lenzuola che coprono
Anna. Il piccolo corpo roseo pulsa e si muove. Gorgoglia, stagliandosi come un
insieme compatto di vene e carne bianca...
In quellistante, Grazia sente la fame vomitarle fuori un lungo ululato. Le zampe,
ancora tremanti, spezzano il collo di Anna in un attimo...