La pietra angolare

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

I pilastri sembrano appoggiati sulle ombre. Cammino tra le macerie della cattedrale, cercando di non guardare dietro gli angoli. Ma è più forte di me. Ogni volta che devo voltarne uno, mi fermo e tremo.
Ho sempre avuto paura di quello che avrei incontrato dietro l'angolo di un muro. Credevo che la realtà si sarebbe potuta frantumare in un secondo.
Non avrei mai pensato di avere ragione.

 

Un secondo prima mi trovavo accanto al muro di cinta dell'ufficio. Come ogni giorno mi fermai prima dell'entrata.
Un secondo prima c'erano il sole e il canto degli uccelli.
Presi un gran respiro e voltai l'angolo.
La realtà esplose in milioni di frammenti e mi trovai inglobato da questo incubo.
Solitudine e oscurità, in cui solo una voce ignota tortura i miei pensieri come un ago infilzato nel velluto nero.
La pietra angolare.
Vago alla ricerca della maledetta pietra su cui è stato innalzato questo edificio.
Incontro una scalinata, l'ennesima. Sudo e scendo.
Il tempo scorre.
Arrivo a terra, in una sala circolare, piena di sculture. La cripta.
Al centro c'è un pozzo. Una luce sottile rimbalza sui rilievi e s'infila nel foro.
Guardo dentro, la riconosco: perfettamente squadrata, pochi metri in basso.
Il tempo è scaduto.
Intorno a me gli echi si intensificano; rumore di ingranaggi.
No... ossa!
Mi manca il respiro. La saliva si rapprende sul palato. Chiudo gli occhi e salto giù.
La pietra angolare.
La tiro verso di me, senza fatica, come un vecchio tomo.
Il buio evapora verso l'alto.

Mi ritrovo accanto a casa mia, le mani vuote. Il sole e gli uccelli riempiono di nuovo il giorno.
Ora devo aggirare la parete, la porta è dietro l'angolo.
Penso agli infiniti mondi che potrei trovare, ognuno sorretto da una pietra angolare.
Prendo un gran respiro e volto l'angolo.

Vincenzo Comito