Aprì gli occhi. Lo spettacolo che si trovò di fronte era terrificante. Si trovava in una stanza enorme seduto su una sedia. In un primo momento si rese conto solo di una cosa: cera sangue dappertutto. Non riusciva a muoversi, era paralizzato dal terrore. Gli odori che percepiva erano indescrivibili. Latmosfera che stava vivendo era atroce. Davanti a lui un gigantesco camino acceso illuminava una lunghissima tavolata. Da una parte erano adagiati almeno una decina di corpi senza vita; dallaltra invece quattro omuncoli armati di coltellacci e mannaie erano intenti a macellarli. Il loro vociare sommesso ed incomprensibile riproduceva una cantilena inquietante mentre le loro risa acute e fastidiose ricordavano il suono dello sfregamento di vetri rotti. Erano molto bassi, avevano tutti la barba ed una carnagione molto pallida, letà era indefinibile. Indossavano dei grembiuli intrisi di sangue e oramai diventati rossastri.
Sul volto spiccavano due occhietti piccoli e neri che trasmettevano malvagità. Con estrema disinvoltura facevano a pezzi quei corpi umani, squartandoli e scuoiandoli come se praticassero quellattività da un tempo immemore. Spostando più a sinistra lo sguardo si accorse poi che ce nera un quinto di quegli esseri. Questi aprì un forno da dove tirò fuori una teglia che sembrava troppo grande rispetto le sue dimensioni. Ce la fece comunque senza troppi problemi. Dentro la teglia riconobbe la figura di un uomo rosolato a puntino e cotto come di solito si può fare con unanatra. Ad un certo punto uno di loro si voltò verso di lui. Lorrore lo pervase in ogni sua parte. Voleva scappare, non ci riuscì. Lomino, pian piano, con un coltello gocciolante in mano si avvicinò. Lo guardò negli occhi e sorridente disse: Padrone... la cena è pronta!