Far pace con i morti

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Da tempo Fabio era senza lavoro, così trovò una semplice soluzione per guadagnarsi da vivere: rubare ai morti.
Era semplice, bastava tener d’occhio dove venivano sepolti i nuovi cadaveri nel cimitero e la notte vi si intrufolava, toglieva con una pala la terra smossa, apriva la bara e rubava i gioielli dei defunti, e una volta privati dei loro averi venivano con cura nuovamente seppelliti, come se nulla fosse accaduto. Potrà fare un po’ schifo, ma di una cosa Fabio era certo, mai nessuno avrebbe reclamato i preziosi.
Una notte mentre era concentrato a sfilare un orologio d’oro da un freddo braccio in decomposizione una sagoma vestita di nero lo sorprese e con una vanga lo colpì alla testa. Quando si riprese si ritrovò in un enorme ossario, nel quale erano ammucchiate milioni di ossa alla rinfusa. Il monaco avvolto nell’abito nero si avvicinò, scostò il cappuccio lasciando intravedere le orbite vuote di un teschio ingiallito e disse:

- Lo sai che i morti sono importanti perché rappresentano il nostro futuro? Nel senso che il nostro destino è di raggiungerli ovunque si trovino e qualunque sia il loro essere, nel senso che noi saremmo trattati dopo morti dai morti come da vivi abbiamo trattato i nostri morti. In realtà loro sono per noi tutto questo: sono il nostro passato, fanno parte del nostro presente e ci indicano il futuro. E ti permetti di profanare le loro tombe, tu sarai punito! Ora passerai il resto dei tuoi giorni in questo ossario e il tuo compito sarà di ricomporre ogni singola salma, troverai ad ogni teschio il suo corpo, osso per osso. Chi non lascia riposare in pace i nostri cari, non avrà una morte dignitosa, ma più salme comporrai e più avrai il loro perdono. Devi far pace con i morti! -

Jonathan Della Giacoma