L'esplosione
fu violenta e mi scagliò a parecchi metri di distanza, lasciandomi però miracolosamente
incolume. Mi rialzai in piedi a fatica, ancora stordito ed avvolto da una nube densa ed
oscura. Notai qualcosa dindefinito che si avvicinava alla mia posizione. Gli chiesi
più volte didentificarsi senza ottenere risposta, presi allora il mio fucile e gli
svuotai addosso un intero caricatore, certo di averlo colpito. La figura però non
barcollò neppure, avanzando sempre più rapidamente. Iniziai allora a correre inciampando
dopo pochi passi in un sasso, riuscendo però a mantenere lequilibrio. Pochi istanti
dopo sentii un tonfo alle mie spalle ed ebbi leffimera illusione dessergli
sfuggito. Cinque artigli affilati sprofondarono infatti nella mia caviglia sinistra,
facendomi crollare a terra urlando per un dolore indescrivibile.
Lui mi fu subito addosso.
Era piccolo, una creatura esile, alta poco più di un metro, ma con una forza sovrumana.
Mi sollevò da terra con una sola mano, alzando laltra al cielo, pronto a scagliarmi
lultimo fendente con i suoi artigli.
La nube di polvere però si dissolse un poco e vidi con stupore che quelli non erano
artigli, ma solo ossa spoglie ed appuntite.
Mi si parò davanti un piccolo corpo, crivellato dai mie colpi ed orribilmente sfigurato
da fosforo bianco, che ne aveva consumato la carne in profondità.
La creatura non era altro che un bambino... o ciò che ne rimaneva.
Farfugliai allora qualcosa dincomprensibile, piangendo, forse chiedendo pietà.
Inaspettatamente lessere abbassò la mano e mi posò a terra, fissandomi a lungo con
lunico occhio opaco che gli rimaneva, da cui cadde infine una singola lacrima rossa
sul mio petto. Dalle sue labbra decomposte uscì allora un flebile, ma comprensibile:
Perché?
Poi si allontanò, dissolvendosi in un turbinio di polvere, mentre osservavo attonito la
macchia rossa che si allargava a dismisura sulla mia divisa.