A sedici
anni tinnamori ogni due, e quando tutto finisce, sembra che il cuore fugga su gambe
di sangue, sfondandoti il petto.
Dopo i venti è tutto un gioco, e di cuori ne hai dozzine, da lanciare ovunque.
Passati i trenta la guerra è finita; ogni pace è polvere sulle abitudini.
Quello che non puoi prevedere è il processo inverso: avere quarantanni e
innamorarsi a tal punto da convincersi di poter sopportare tutto.
- Perderei ogni senso, per starti vicino - aveva detto Luciano,
staccando gli occhi dalla strada e tuffandoli in quelli di Claudia.
Lei gli aveva sorriso, languida. Innamorata anche più di così. Tre chilometri più
avanti, fra lamiere e corteccia, se nera andata. Senza di lui.
Il primo fu il gusto.
Ogni cibo gli si accartocciava in gola come cotone bagnato, costringendolo a ingoiare per
sopravvivere. Poche settimane dopo perse lolfatto, ma fu così facile abituarsi che
non se ne accorse per giorni.
È lo shock, gli disse lotorinolaringoiatra, ma non cera una cura.
Quando fu la volta delludito, Luciano aveva appena ricominciato a vivere. Era
tornato al lavoro, al bar, al cinema. Così impiegò dei mesi per imparare la lettura
labiale, e pianse di rabbia sui suoi dischi, ormai muti.
Una mattina, radendosi, vide un serpente cremisi scendergli dal collo al petto. Comprese
quasi subito ed ebbe voglia di uccidersi.
Quando diventò cieco, ci provò. Era passato a malapena un anno.
È un morbo, gli dissero, neuroni che muoiono.
Lui non rispose.
Finalmente aveva capito, e gli sfuggì un sorriso.
Imparò a muoversi dentro la sua cecità, filtrando gli oggetti con la lente dei ricordi.
Non si sorprese, il giorno in cui si svegliò privo dellintero avambraccio.
- Allora ti porterò sempre con me - gli aveva risposto Claudia, quel giorno - dovessi
venire a prenderti un pezzo alla volta.