Mamma ti prego ho freddo. Ho anche tanta fame implorava
Francesco.
Mara non disse nulla.
Mamma! Dai ti prego vieni giù a slegarmi insistette suo figlio urlando dalla
taverna Che ne dici? Mangio qualche cosa e poi mi metto a fare i compiti, va bene
mamma?
Mara non avrebbe mai sottoposto Francesco ad esorcismi le parevano torture inutili.
Non ricevendo risposta lessere si lasciò andare a turpiloqui in lingue che Mara non
aveva mai udito.
Diede un bacio ad una foto che li ritraeva felici in riva al lago, bagnandola con delle
lacrime di amore, tristezza, rabbia ed odio.
Girò la chiave nel chiavistello della porta che portava in taverna e cominciò a scendere
lentamente i primi gradini senza accendere la luce e tenendo ben stretta nella mano
sinistra una torcia ed un fucile nella destra.
Mamma sei tu? chiese lessere\figlio Mamma queste catene mi fanno
molto male. Me le levi? Cosi posso uscire a giocare un po!
Sempre in silenzio Mara giunse alla fine degli scalini, intravedeva nelloscurità la
piccola e gracile sagoma di suo figlio seduto ed immobilizzato su di una sedia. Dopo
lennesima preghiera, questa volta rivolgendosi al Signore affinché la perdonasse,
Mara caricò il fucile ed accese la torcia.
Che vuoi fare col fucile Mamma? Non fare cazzate. Non puoi ammazzare tuo
figlio. Esclamò lessere. Mara avanzò senza badare a nulla, senza badare al
sangue che grondava dalla testa di suo figlio a forza di sbatterla contro il muro, senza
badare ai pantaloni bagnati e sporchi di escrementi e soprattutto senza badare alla bocca
di Francesco, che sputava frasi incomprensibili, con voci differenti, rigurgitando liquido
giallastro.
Mara, ormai prossima a suo figlio, spense la torcia e continuando a pregare il Signore per
il suo perdono gli esplose tre colpi in viso, liberandolo per sempre dal Maligno.