E' la fuori.
Sto nascosto qui sotto, trattengo il fiato finchè posso, e quando non riesco emetto lievi
sospiri coprendoli con le mani e chiudendo gli occhi.
Non voglio che mi senta. Né che mi veda. Chissà cosa potrebbe farmi.
Eppure una volta era lui a temere me: girovagavo per la notte come unombra, un
sussurro e lui restava costantemente in attesa con un piccolo lumino, pallida guardia
contro il terrore che ero in grado di incutere, scrutava la notte con tutti i sensi tesi
allo spasimo, trasalendo per ogni stupidaggine: un mobile che si assesta, il lampo di un
neon, un rumore proveniente dallesterno... tutto inutile, perché ero in grado di
muovermi senza compiere alcun rumore.
Ora non ne sono più tanto sicuro.
Tutto cominciò quando nella sua stanza comparve la sfera magica. Inizialmente non capivo
cosa fosse: sembrava una scatola nera, con due lunghe code, che andavano a scomparire nel
muro; poi vennero altri attrezzi arcani: altre scatole attaccate alla prima, scatole più
grandi e scatole più piccole, quasi tutte in grado di emettere luci e rumori molesti.
Un giorno, incuriosito, decisi di svegliarmi prima per osservare che cosa facesse con
tutte quelle attrezzature, e lo vidi: a un suo tocco, morti dilaniati nella sfera magica,
un altro movimento delle dita, ed ecco sparatorie, accoltellamenti e omicidi, illustrati
con la dovizia di particolari che solo un sadico potrebbe sopportare.
Da allora non osai mai più uscire dal mio nascondiglio. Resto, almeno spero, solo
unombra nei suoi pensieri, o forse adesso è LUI che gode nel vedermi terrorizzato.
Non accende più lumini né scruta preoccupato gli angoli bui: sono io ora che alterno
periodi di veglia a brevissimi periodi di sonno, attento a ogni minimo rumore, sperando
che non si accorga di me.
Che non si accorga del babau.