«Chi è il bambino vestito da fraticello?», domandò Nunzio indicando
con la pistola la fotografia sulla credenza.
«Sono io - rispose Giuseppe. - I miei genitori mi fecero indossare un piccolo saio
francescano per tredici mesi, per mettermi sotto la protezione di santAntonio.
Avevano perso il primo figlio che non aveva che due settimane di vita...».
«E perché proprio tredici mesi?», domandò ancora.
«La festa del santo è il 13 giugno».
Sorrise.
«Come si chiamava tuo fratello?».
«Giuseppe».
«Come te. Porti il suo nome».
«I morti vanno onorati - rispose - specie i bambini che non hanno ricevuto il battesimo,
perché diventano dei Monachicchi...».
«Un Monachè...?».
«Un Monachicchio, uno spiritello domestico. Sono innocui, basta regalargli qualcosa da
mangiare ogni tanto, ma gli piace fare scherzi. Il loro preferito è quello di far
scomparire le cose per farle riapparire magicamente da tuttaltra parte...».
Nunzio quasi scoppiava a ridere, ma qui si era in pieno Medioevo.
«Va bene, cambiamo discorso - disse - dove sono i soldi?».
«Là - rispose Giuseppe indicando un punto della stanza. - Basta sollevare qualche
mattonella...».
«Me ne occupo io, tu mettiti seduto!». Appoggiò la pistola per terra e iniziò a
lavorare alacremente con entrambe le mani. Cera tutto.
«Sono curioso, perché non sei scappato via col denaro? Avresti potuto. Perché aspettare
che venissi a cercarti?».
«Per andarmene dove?», gli domandò Giuseppe.
Era senza speranza - si disse Nunzio - per lui il mondo finiva davvero ai confini di
questa terra secca, abitata da contadini gozzuti, che non avrebbe mai abbandonato. Peggio
per lui. Fece per riprendere la pistola, ma larma era sparita. Sollevò lo sguardo
dal pavimento e vide Giuseppe che prendeva la mira.
«È impossibile...!», ebbe il tempo di dire prima che Giuseppe gli sparasse. Posò poi
larma sul tavolo e si frugò nel giubbotto.
«Ti ho portato delle caramelle...», disse porgendo un sacchetto.