Il protagonista

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2008 - edizione 7

Con uno svolazzo d’inchiostro nero impresse il suo sigillo sulle pagine ingiallite.
L’orologio batté le undici.
“Appena in tempo” Sussurrò l’uomo, sollevandosi dalla poltrona.
Ripose il manoscritto, tolse gli occhiali. Aveva un’ora. Versò il latte al gatto, spense le luci, la scala di legno scricchiolò sotto il suo peso. Le ventitré e trenta. Sentì il cuore accelerare, doveva calmarsi. Dall’armadietto dei medicinali afferrò il tubetto dei tranquillanti. Con orrore vide che era vuoto.
L’ansia s’impadronì di lui. Affondò le dita tra i capelli, gocce di sudore imperlavano la fronte. Inutile fuggire. Si mise a letto. Lo avrebbe affrontato. Ancora una volta, l’ultima.
I dodici rintocchi lo gelarono. Attese, col fiato sospeso.
La finestra si spalancò per richiudersi di colpo. Scricchiolii sulle scale, miagolii disperati. Strinse le mani sulle orecchie. Aria gelida sotto le coperte, respiri affannosi. Poi, silenzio. Un lungo silenzio. Sperò, pregò, ricordò.

Maledetto il giorno in cui aveva acquistato quell’antica casa e trovato quel quaderno. Impresso solo il titolo: Il protagonista insanguinato.
Come autore di libri horror ne fu subito attratto. Avrebbe scritto lui quel racconto.
Da allora, ogni notte, accadevano cose strane, spaventose. Che attribuiva all’immaginazione. Ma, quando vide quegli occhi rossi infernali fissarlo, capì che l’orrenda creatura, protagonista di ciò che stava creando, era lì, con lui. E lui non poteva smettere di scrivere, farlo vivere.
I cassetti presero a sbattere, le luci a lampeggiare. Il suo alito gli sfiorò il volto, le unghie la schiena. Serrò gli occhi. Sarebbe scomparso, lo aveva deciso quella sera, nell’ultima pagina del manoscritto. Ritrovato sanguinante, appeso a un cappio.
Gli occhi di brace furono l’ultima cosa che vide.

 

La mattina il gatto entrò in cerca del padrone, della colazione. Leccò il sangue gocciolante a terra. Miagolò, ma l’uomo, dalle membra dilaniate penzolanti nel vuoto, gli occhi sbarrati, non udì.

Maria Elisabetta Giarratana

Sono nata nel 1969 e vivo a Siracusa. Mi piace scrivere.